Nevé Shalom: una testimonianza di pace

Autori: Hussar Bruno

Per il ciclo di conferenze “Pace, diritti dell’uomo e sviluppo dei popoli” (VI edizione) proposto dal Comune di Brescia – Assessorato ai Servizi Sociali e dalla Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura il 13 marzo 1989 alle ore 20,45 nella Sala Bevilacqua di via Pace 10 a Brescia, Bruno Hussar, fondatore di Nevé Shalom, ha parlato sul tema: “Nevé Shalom: una testimonianza di pace”.

Wahat al-Salam – Neve Shalom fu fondato dal Padre domenicano Bruno Hussar (1911-1996) con l’intenzione di creare un luogo in cui la gente di questo Paese potesse vivere insieme nonostante le differenze nazionali e religiose, e in cui condurre lavoro educativo per la pace.

Nato in Egitto nel 1922 da padre ungherese e madre francese, entrambi ebrei non praticanti, frequenta al Cairo il liceo italiano. All’età di 18 anni si trasferisce in Francia, conseguendo a Parigi la laurea in ingegneria. Nel 1935, all’età di 24 anni, Hussar si converte al cristianesimo. Nel 1937 ottiene la cittadinanza francese. Durante gli anni della guerra e dell’occupazione tedesca – Hussar , secondo le leggi naziste, è a tutti gli effetti ebreo – affronta l’amara esperienza dell’antisemitismo. L’ingresso nell’Ordine dei domenicani nel 1945 e la successiva ordinazione sacerdotale (1950), segnano nella sua vita una svolta decisiva. Il Padre Provinciale, Albert-Marie Avril, pensa a Bruno Hussar, ebreo di nascita, per dare vita al suo desiderio di aprire nella parte ebraica di Gerusalemme un centro di studi sull’ebraismo, analogo al Centro domenicano di studi islamici del Cairo. Da quest’idea nascerà in breve tempo, a Gerusalemme, la Casa di Sant’Isaia.

Hussar si imbarca a Marsiglia per Israele nel giugno 1953, poco più che quarantenne. Poco a poco emerge in Bruno la certezza di essere “figlio di Israele”, e nel 1965 ottiene la cittadinanza israeliana. La guerra dei sei giorni (giugno 1967) e le sue conseguenze fanno emergere in tutta evidenza la rete intricatissima delle conflittualità che dilaniano il Vicino Oriente. “C’è il conflitto principale tra ebrei e arabi – chiarisce Hussar – poi innumerevoli conflitti, tra ebrei e cristiani, musulmani arabi e cristiani arabi, tra cristiani e cristiani, tra ebrei ed ebrei […]. Non vedono il volto dell’altro, non sono interessati al volto dell’altro”.

Poiché non ci si può occupare di tutti i conflitti, Hussar restringe la sua attenzione ai due popoli che nello Stato di Israele si fronteggiano come nemici, e comincia a sognare un villaggio nel quale ebrei e arabi palestinesi possano vivere dell’uguaglianza, nella pace, nella collaborazione e nell’amicizia. Fondata nel 1974, l’“utopia” di Bruno Hussar non tarda, pure fra mille ostacoli, a trasformarsi in realtà. Nel giro di pochi anni la piccola comunità binazionale e la sua Scuola per la pace diventano il teatro di un’importantissimo mutamento di mentalità, di un’operazione qualitativamente preziosa di disinnesco di quell’enorme bomba emotiva, irrazionale, che il cumulo di tragedie e di ingiustizie consumate nel Vicino Oriente negli ultimi decenni è andato producendo. E paradossalmente proprio Nevé Shalom Wahat as-Salam, questo presunto “esperimento utopico”, finisce per svolgere il ruolo imprevedibile di “campione del realismo”, grazie alla sua capacità di evitare gli scogli insidiosi del fondamentalismo religioso e dell’estremismo politico, e di prefigurare lucidamente una situazione di convivenza ragionevole e secolarizzata fra persone che si identificano con tradizioni religiose, culture, nazionalità diverse e conflittuali.

Nella visione profetica di Bruno Hussar, il momento forse più alto è l’idea di uno “spazio del Silenzio”, di un luogo “in cui tutti potranno venire a raccogliersi, dove ogni culto potrà essere reso a Dio, nella fedeltà della propria tradizione e nel rispetto delle altrui”. Nasce così “Doumia-Sakinah” (“silenzio” in ebraico e in arabo), lo spazio di silenzio e di preghiera: tondeggiante, semisferica, senza angoli, priva di muri squadrati e di bardamenti confessionali; una semplice cupola, interamente bianca, simbolo della pienezza e dell’unità al di là di ogni barriera.

Bruno Hussar è morto l’8 febbraio 1996 a Gerusalemme, ed è sepolto nel cimitero di Nevé Shalom Wahat as-Salam.