Giacomo Fioresi

Tematiche: Biografie

VOBARNO, PIAZZA FERRARI, 1

GIACOMO FIORESI

NATO 1923

ARRESTATO IL 9.9.1943

INTERNATO MILITARE A FÜNFEICHEN

ASSASSINATO IL 25.6.1944 A MITTELBAU-DORA

Giacomo Fioresi nacque a Vobarno, un paese sulle rive del Chiese, il 7 febbraio 1923, figlio di Battista e Margherita Domenica Andreoli. Crebbe tra le montagne bresciane, in una comunità̀ legata alla terra e alle tradizioni. Sin da giovane, Giacomo imparò il valore della resilienza e della tenacia, quali- tà indispensabili per affrontare un mondo sconvolto dalla guerra. Quando arrivò la chiamata alle armi, Giacomo non si tirò indietro. Si arruolò nel 6° Reggimento Alpini, con lo stesso orgoglio dei suoi antenati, uomini tempra- ti dalla fatica e dal freddo delle Alpi. Ma la sorte di Giacomo era legata a eventi ben più̀ tragici. Il 9 settembre 1943, nei giorni successivi all’armistizio, venne catturato dai tedeschi a Colle Isarco, in provincia di Bolzano. Da quel momento, la sua vita cambiò drammaticamente: divenne un “Interna- to Militare Italiano,” un prigioniero di guerra, uno dei tanti giovani italiani destinati alla prigionia e successivamente al lavoro coatto nei campi nazisti. Il suo primo campo di detenzione fu lo Stalag II-A, situato nel sobborgo di Fünfeichen, presso la città di Neubrandenburg, in Germania, dove sopportò la dura routine dei prigionieri: fame, freddo, lavoro estenuante. La speranza di tornare a casa si faceva sempre più̀ debole, ma a noi piace immaginare che Giacomo non smise mai di sognare le valli di casa, la voce dei suoi cari, il profumo dei boschi e soprattutto il fluire dell’Agna che pareva insegnargli a non fermarsi mai, proprio come faceva il corso d’acqua. Purtroppo, la sua odissea non si fermò lì. Il 19 giugno 1944 fu trasferito a Dora, sottocampo di Buchenwald, situato nella regione della Turingia, presso la città di Nordhausen, dove l’oscurità̀ regnava non solo nel cielo, ma anche nelle anime di chi era stato spinto oltre i limiti dell’umano. A Dora, con il numero di prigionia 0506, Giacomo visse i suoi ultimi giorni. La vita nel lager si rivelò insostenibile, priva di speranza. Sotto il controllo delle SS i prigionieri di quel lager svolgevano lavori pesanti come scavo di gallerie, costruzione di linee ferroviarie e di strade, oppure erano impiegati nelle locali industrie belliche per la costruzione di razzi. Non è stato possibile risalire alla causa esatta del- la sua morte: forse per la malattia, forse per il logorio causato dalla scarsa alimentazione e dalle fatiche del lavoro, il suo corpo non resistette più al tormento incessante. Il 25 giugno 1944, a soli ventuno anni, Giacomo morì a Mittelbau-Dora, lontano da casa, dai monti e da quell’orizzonte di pace che aveva sempre sognato.

A cura degli studenti delle classi 2a B, 2a C, 2a H coordinati dalle professoresse Stefania Arecchi, Greta Marando e Serena Giglio della Scuola Secondaria di Primo Grado Angelo Migliavacca di Vobarno. Si ringrazia il sig. Emanuele Marini.

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