La Bibbia nella letteratura italiana

Martedì 1 ottobre 2013, alle ore 20.45 nella sala Bevilacqua di via Pace 10 a Brescia, la CCDC ha avviato il suo 37° anno di attività con un incontro dal titolo “La Bibbia nella letteratura italiana“, in cui è stata presentata l’omonima opera in sei volumi, di cui quattro già pubblicati, dell’editrice Morcelliana, curata dal professor Pietro Gibellini, professore di Letteratura italiana all’Università di Venezia.

Relatore della serata è stato il professor Carlo Carena, già docente di Lettere italiane latine e greche nei Licei, assistente di letteratura latina all’Università di Torino, traduttore dei classici greci e latini e saggista.

All’attrice Giusi Turra è stata affidata la lettura di testi esemplari scelti e commentati dal professor Pietro Gibellini.

L’incontro è promosso dalla Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura, Editrice Morcelliana, Padri della Pace.

La Bibbia nella letteratura italiana

L’opera pubblicata dalla Morcelliana La Bibbia nella letteratura italiana, a cura di Pietro Gibellini, intende definire, attraverso un’analisi originale e con il contributo dei migliori specialisti, il ruolo e la presenza della Bibbia nella letteratura italiana.

Ecco di seguito i volumi pubblicati:

Dal Medioevo al Rinascimento – A cura di Grazia Melli e Marialuigia Sipione

Questo volume copre un amplissimo arco cronologico, dal Medioevo al Rinascimento: una stagione in cui la matrice scritturale, pur riconosciuta da sempre come substrato irrinunciabile, appare a questa nuova indagine sorprendentemente foriera di rivelazioni non solo su autori vicini ma anche su autori apparentemente lontani dallo spirito del Libro sacro. Cade una nuova luce su scrittori di diverso orientamento, ma tutti in qualche modo sensibili al confronto biblico, da san Francesco a Jacopone, da Dante a Petrarca, da Valla a Machiavelli, da Poliziano a Lorenzo, da Michelangelo a Vittoria Colonna, da Tasso alle tante altre voci che animano queste pagine. Tralasciando l’influenza delle Scritture sulla letteratura religiosa in senso stretto, gli autori dei saggi hanno preferito vagliare il rapporto vitale con la Bibbia, variamente modulato nel corso del tempo, dall’alba dello Stilnovismo al crepuscolo del Rinascimento. (anno 2013, € 45)

Dall’Illuminismo al Decadentismo A cura di Pietro Gibellini e Nicola Di Nino

Se volessimo rappresentare in un grafico gli echi e i temi biblici nella letteratura dall’Illuminismo al Decadentismo, ci accorgeremmo subito dell’impossibilità di tracciare una linea retta o abbastanza regolare, ma piuttosto dovremmo seguire una curva oscillante fra le depressioni delle stagioni di egemonia laica, nell’età giacobina e in quella positivistica, e le alture di risorgente religiosità, dal fervore romantico allo spiritualismo decadente, con i vertici toccati da Manzoni, in prosa e in versi, campione capace da solo di tener testa alla folta e valente schiera della parte avversa, da Foscolo a Carducci. Emerge in molti autori della seconda metà dell’Ottocento una perdurante forma mentis cristiana, con le debite conseguenze anche sul piano del linguaggio: prima di sposare una visione immanentistica, questi scrittori non escludono a priori la lettura e il dialogo con le Sacre Scritture. Una lettura della Bibbia i cui riflessi diversamente si scorgono nelle opere di Alfieri, Parini, Leopardi, Belli, Verga, Pascoli. (anno 2009, € 28)

L’età contemporaneaA cura di Pietro Gibellini e Nicola Di Nino

L’umanizzazione del divino è forse la marca prevalente nella rivisitazione letteraria della Bibbia operata dagli autori contemporanei (da D’Annunzio a Montale, da Ungaretti a Calvino, Luzi, Pasolini…). Se in larga parte della cultura giudaica e poi cristiana è prevalso il moto verticale ascendente, uno sguardo levato verso l’Altissimo, l’Oltre, il Mistero insondabile, qui il moto sembra piuttosto discendente, teso a calare il divino nell’umano, a cercare il disvelamento del Dio nascosto dentro le pieghe dell’anima, a trovare il Cristo nel volto sofferente del prossimo. Si supplica il Dio misericordioso, più che il Dio giusto, perché guardi all’umanità, e più spesso si chiedono all’umanità sentimenti di misericordia e gesti di giustizia che vincano il fondo ferino dell’uomo, ne liberino la scintilla divina che possa riscattarci dalla disperazione, dall’insensatezza di un vivere puramente biologico, utilitario. Un moto verticale che s’incrocia con quello orizzontale della comprensione, della tolleranza, della carità. (anno 2009, € 38)

AnticoTestamentoA cura di Raffaella Bertazzoli e Silvia Longhi

L’Antico Testamento ha consegnato alla cultura occidentale storie potenti come archetipi (la Creazione, il Diluvio, la Torre di Babele…); ha dato forma all’immaginario dell’eros (con il Cantico dei Cantici) e a quello del vuoto e della desolazione (con l’Ecclesiaste); ha costruito una tipologia di comportamenti umani: figure dell’aggressività (Caino), dell’obbedienza (Abramo e Isacco), della pazienza (Giobbe), della fortezza virtuosa (Susanna e le altre seducenti eroine), della contestazione (Giona). Sono qui indagati, a più voci, la persistenza e il significato di grandi personaggi e temi biblici nella letteratura italiana, sacra e profana. L’elemento costante è la tensione verso un modello di utopia: la nostalgia dell’Eden e della sua meravigliosa armonia iniziale con la Divinità e con tutti gli animali creati, a cui si contrappone una storia umana instabile, di felicità e sofferenze. (anno 2011, € 30)

Pietro Gibellini è nato a Pralboino (Brescia) il 16 maggio 1945. Alunno del collegio “Ghislieri”, si è laureato in Lettere a Pavia (1968), discutendo la tesi con Dante Isella, correlatori Maria Corti e Cesare Segre. Già ricercatore nell’ateneo pavese (1974) e chargé de cours a Ginevra (1982), ha coperto la cattedra di Letteratura italiana all’Aquila (1987), poi a Trieste (1990), donde è passato a “Ca’ Foscari” (1996). È stato docente a contratto all’Università Cattolica di Brescia. Oltre alla sua disciplina, ha insegnato anche Filologia italiana e Letteratura moderna e contemporanea. Si è interessato di educazione letteraria, realizzando un’ampia storia-antologia per la scuola e insegnando alla SSIS del Veneto. Collabora alla pagina culturale di un quotidiano nazionale. Editore, commentatore e interprete di testi, ha offerto contributi dal Medioevo al Novecento, studiando in particolare l’età moderna: Belli, la poesia dialettale dell’Otto e del Novecento, la “linea lombarda” da Parini a Gadda, Manzoni, D’Annunzio, la critica delle varianti. Da alcuni anni si occupa del mito classico nella letteratura italiana, e sul tema ha guidato una ricerca interateneo (PRIN), ora estesa alla memoria della Bibbia nella letteratura italiana. Attende all’edizione critica e commentata dei Sonetti di Belli per i “Meridiani”. Coordina il Dottorato in Italianistica e Filologia classico-medievale. Presiede il comitato scientifico per l’Edizione Nazionale dell’opera di D’Annunzio e quello degli scritti di Giovita Scalvini, ed è membro di quelli per Belli e Fogazzaro. È nella direzione e/o comitati scientifici delle riviste “Critica letteraria”, “Humanitas”, “Letteratura e dialetti”, “Rivista di letteratura italiana”, “Ermeneutica letteraria”, “Esperienze letterarie”, “Italian Studies in Southern Africa”, “Archivio d’Annunzio-rivista di cultura comparata”. Ha diretto la collana di “Letteratura delle regioni d’Italia” dell’ed. La Scuola e la rivista “Quaderni dannunziani”. (unive.it – 2021)

Carlo Carena, nato a Borgomanero nel 1925, laureato in Lettere all’Università di Torino, docente di Lettere italiane, latine, greche e di Storia dell’Arte nei Licei, assistente di Letteratura latina alla Facoltà di Lettere dell’Università di Torino. Ha tradotto e curato: presso Einaudi: Eschilo, Le tragedie (1956), Plutarco, Vite parallele (1958), Plauto, Le commedie (1975), Agostino, Le confessioni (1984, 2000) e La città di Dio (1992), Poeti latini della decadenza (1988), le Lettere di san Paolo (1990, 1999), Erasmo da Rotterdam, Il lamento della Pace (1990) e L’elogio della Follia (1997); nella collana del Classici latini e greci Utet: le Opere di Virgilio (1971); nella collana degli Scrittori greci e latini della Fondazione Valla: la Vita di Agostino di Possidio e alcune Vite parallele di Plutarco. Per l’edizione del bicentenario del Poligrafico dello Stato ha tradotto le Satire e le Epistole di Orazio (1994, 1997). Gli sono stati conferiti nel 1991 il Premio San Gerolamo, nel 1993 il Premo nazionale per la traduzione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, e il Premio Grinzane Cavour. Dirige la collana I classici dell’editore Dadò di Locarno. Sue sono le voci “Filologia” e “Rovina- Restauro” dell’Enciclopedia Einaudi. Suoi contributi si trovano fra l’altro negli Atti del convegno di Palermo su “La traduzione dei testi classici” del 1988, in quelli dei convegni ovidiani di Sulmona del 1989 e 1994; del XIX convegno di Bressanone sulla Palinodia (1991), e della fondazione Giorgio Cini di Venezia su Le metamorfosi del ritratto (Olschki, 2002). Inoltre nell’Omaggio a Gianfranco Folena (Editoriale Programma, 1993), e in Di fronte ai classici (Rizzoli, 2002). Collabora a “Humanitas”, “Lingua e letteratura”, “Paragone”, “Testo a fronte”, agli “Annali manzoniani” e al supplemento culturale di “Il Sole24ore”. (www.zam.it – 2019)