La giustizia: farla esistere e umanizzarla

Lunedì 13 febbraio 1984 alle ore 20,45 nella Sala Bevilacqua di via Pace n.10 a Brescia il giornalista Gaspare Barbiellini Amidei ha dialogato con il Ministro alla Giustizia Mino Martinazzoli sul tema: “La giustizia: farla esistere e umanizzarla”. L’incontro è stato promosso dalla Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura in collaborazione con Padri della Pace e coop. Artecultura.

Mino Martinazzoli. Nato a Orzinuovi nel 1931, avvocato, uomo di grande rigore morale, Martinazzoli è stato uno dei principali esponenti della corrente della sinistra interna e del cattolicesimo progressista. Da segretario ha guidato la difficile fase post-Tangentopoli e del traghettamento del partito fino alla nascita del Ppi. Ministro della Difesa, ministro della Giustizia, ministro delle Riforme Istituzionali, Martinazzoli è stato ininterrottamente in Parlamento dal 1972 al 1994, prima come senatore poi come deputato fino agli ultimi due anni di attività trascorsi nuovamente da Palazzo Madama. Quando nel 1994 tornò a Brescia per diventarne sindaco, il suo fu un tentativo di ritiro dalla vita politica e da un mondo uscito stravolto dall’uragano Tangentopoli. Nel 2000, però, fu “richiamato” dal centrosinistra e accettò di correre per la presidenza della Regione Lombardia, ma fu sconfitto da Roberto Formigoni. Restò in consiglio regionale per tutta la legislatura, mentre nel 2004 venne eletto presidente di Alleanza Popolare-Udeur. Nel corso della lunga esperienza parlamentare, Martinazzoli fu anche presidente della commissione bicamerale d’inchiesta sul caso Lockeed. Nel partito fu, con Giovanni Galloni, Luigi Gramelli, Leopoldo Elia e Guido Bodrato, uno degli esponenti più significativi dell’area Zaccagnini che innescò il processo di rinnovamento della Democrazia Cristiana alla fine degli anni ’70. (https://www.repubblica.it/politica/2011/09/04)

Gaspare Barbiellini Amidei, giornalista appassionato, vicedirettore vicario del “Corriere della Sera”, è stato una delle principali firme del giornalismo italiano del dopoguerra. Uomo di fede, scrittore, e sociologo, nasce nel 1934 in mare aperto, a bordo del transatlantico “Conte Rosso” in navigazione nell’Oceano Indiano, da antica famiglia toscana. Nei documenti ufficiali, Barbiellini Amidei risultava nato a Marciana nella “sua” Elba, l’Isola, patria elettiva, preferita cifra del mondo. L’amore per l’Elba, il suo mare, il continuo ritorno a casa resteranno costantemente uno dei punti focali della vita familiare. L’Elba è ritrovare, con la moglie Clarice e i figli Beatrice e Federico, i fratelli e le sorelle, i cugini e i nipoti, gli amici, e la madre Annamaria (nonna Ia) che dalla campagna di San Martino aveva visto partire, e mai tornare, il marito Bernardo, giovane padre eroe, medaglia d’oro al valor militare. Cresciuto a Roma, arriva alla redazione del “Corriere della Sera” nella seconda metà degli anni Sessanta. A via Solferino per vent’anni, passa dalla Cultura alla Direzione. Nel 1987 assume la guida de “Il Tempo”, per poi dedicarsi all’attività di editorialista (nuovamente per il “Corriere” e infine per “QN-Resto del Carlino”, “Nazione”, “Giorno”), di docente universitario, di scrittore e saggista. Laureato con Lode sulle Dodici Tavole, professore ordinario, Barbiellini ha insegnato Filosofia e Sociologia della Conoscenza in diverse università italiane (Venezia, Bergamo, L’Aquila e Viterbo), è stato Visiting Professor all’Università della Svizzera italiana. La vita di giornalista Gaspare Barbiellini Amidei entra giovanissimo al “Corriere della Sera”. Una carriera cominciata alla pagina della Cultura (di cui diverrà in breve, prima dei quarant’anni, responsabile). E’ lui a gestire i rapporti con le grande firme del Corriere: Eugenio Montale, Alberto Moravia e quel Pier Paolo Pasolini che Barbiellini tenacemente volle portare sulla prima pagina del Corriere. Allora l’aristocratica Terza pagina della cultura era la numero tre, spesso più importante della prima. Il rinnovamento passa attraverso la penna dei grandi vecchi e giovani intellettuali, ma anche attraverso la nuova comunicazione delle tavole a fumetti, divertenti e intelligenti, di Fulvia e del dottor Rigolo di Tullio Pericoli e Emanuele Pirella. Sono anni intensi e belli, ma che diventano i più difficili, in un’Italia che piomba dalle stragi al terrorismo: “In certe sere di estate arrivavo all’Isola d’Elba nei fine settimana e lasciavo sul molo di Piombino la macchina blindata e il giubbotto antiproiettile – ricordava Barbiellini Amidei – mettevo fra me e quei giorni di pressione e responsabilità il tratto di mare fino a Portoferraio, poche miglia che mi parevano un rassicurante oceano”. Ma arriva il colpo più tragico e duro: l’assassinio del giovane collega e amico Walter Tobagi. Negli anni delle Brigate Rosse e delle “Brigate Grasse”, Barbiellini Amidei da vicedirettore vicario regge il timone con fermezza. Va poi a Roma a dirigere il “Tempo” (dal 1987 al 1989). Una testata di nobile tradizione che gli permise di riallacciare quel dialogo quotidiano con i lettori così importante nella sua idea della professione. Una visione seria, consapevole, innovativa e colta, ma innanzitutto “giornalistica” del proprio mestiere. Torna quindi a scrivere sul “Corriere” come editorialista. Collabora con il supplemento domenicale de “Il Sole 24 Ore”. Il “Quotidiano Nazionale” (“Il Resto del Carlino”, “La Nazione” e “Il Giorno”) da ultimo l’ha accolto come sua prima firma. Sempre attento alle evoluzioni dei media, la sua attività di giornalista a tutto tondo lo aveva portato a confrontarsi con successo anche con la comunicazione televisiva e radiofonica. A più riprese collabora con la radio pubblica italiana, e per la TV ha ideato e condotto trasmissioni d’informazione e approfondimento sulle reti Rai, su Raisat e Sat 2000. La produzione saggistica Gaspare Barbiellini Amidei credeva nella forza della cultura, del pensiero e della fede. Ha espresso la sua vocazione di educatore civile, oltre che nell’Università, nel giornalismo e nella cultura. La scuola e la condizione giovanile sono stati fra i temi prediletti della sua produzione giornalistica e saggistica, per aiutare gli adulti a comprendere i figli e i ragazzi a capire i genitori, per contrastare la rassegnata decadenza della scuola italiana. Per oltre 15 anni dalle pagine del settimanale “Oggi”, nella rubrica “I nostri ragazzi” (titolo anche di una serie di fortunati libri), Barbiellini Amidei ha raccontato con passione la quotidianità del rapporto con i figli, l’importanza della chiarezza dei ruoli, la centralità della scuola, la necessità di principi e valori. Nei numerosi saggi indicava la scuola e lo studio quali tappe imprescindibili di una cittadinanza responsabile, di ogni sviluppo professionale, in primis nel giornalismo, di valorizzazione della civiltà. Uomo di fede profonda, aperta al dialogo, mai ostentata, è stato uno dei più acuti esponenti del liberalismo cattolico italiano degli ultimi quarant’anni. Autore di diversi saggi sul pensiero cristiano e sul marxismo (“Dopo Maritain”, “Il minusvalore”, “La riscoperta di Dio”, “Perché credere”), si era formato sui testi di Maritain e Simone Weil contribuendo alla divulgazione in Italia del loro pensiero. In “Dopo Maritain”, aveva rilanciato la raccomandazione del maestro francese alla Chiesa cattolica di riappropriarsi della dimensione di popolo. Tenere insieme nella ricerca vitale del rinnovamento culturale e sociale della religione, le profondità radicate nella Bibbia e nella Patristica e il fervore della fede dei semplici., perpetuamente in viaggio tra religione di Chiesa e pietà popolare, tra fede e ragione Impegnato a raccontare la Chiesa e a spiegarne l’opera e la parola senza essere un vaticanista, cercava sempre di metterne in evidenza la cifra profonda, il messaggio universale, e al tempo stesso di favorirne con i propri scritti la relazione con la società moderna. Un cronista e un saggista che poteva contare sui metodi delle scienze umane e sociali, su uno studio profondo della filosofia e dei testi sacri, ma anche sulla consuetudine religiosa familiare di bisnipote di una Beata fondatrice di un ordine religioso (Figlie di S. Anna). Giovanissimo ha diretto il mensile di cultura “Elsinore” ed è stato segretario generale dell’Istituto Accademico di Roma. Da sempre animava il Premio letterario Isola d’Elba – Raffaello Brignetti. Nella sua carriera di giornalista e saggista ha ricevuto, tra gli altri, i premi Marzotto, Saint Vincent, Estense, Napoli, Hemingway, Gardone, San Benedetto del Tronto. Bibliografia di Gaspare Barbiellini Amidei Dopo Maritain (1967, Borla); Il Minusvalore (1971, Rizzoli); Il re è un feticcio (1976, Rizzoli, con Bachisio Bandinu); I Labirinti della sociologia (1977, Laterza, con Ulderico Bernardi); Carovana di carta (1978, Rizzoli); I nostri ragazzi (1982, Rizzoli); I nostri ragazzi crescono (1983, Rizzoli); La riscoperta di Dio (1984, Rizzoli); Storia di lei (1986, Rizzoli); I nuovi ragazzi (1987, Rizzoli); Il potere (1988, Rizzoli); Gli uomini di carta (1990, Rizzoli); Ragazzo, dove vai? (1990, Rizzoli); Perché credere (1991, Mondadori); Noi ragazzi, noi genitori (1992, Piemme); Come insegnare l’educazione ai vostri figli (1994, Piemme); La grammatica della vita (1994, Mondadori); Quel profondo desiderio di Dio (1996, Piemme); L’amore è salvo (1996, Mondadori); New Age next age. Facile dea (1998, Piemme); Le domande di tutti (2002, Rizzoli); Picasso. Guernica (2006, Sinnos); Quella bottega di via Montenapoleone (2007, Hoepli); Quel ragazzo di via Solferino. Una lezione di giornalismo (2009, Marsilio). (https://archivi.unimi.it – 2019)