La scienza per lo sviluppo dei popoli

È per me veramente un grande onore essere invitato a questa conferenza e ritirare il premio “Scienza per la pace”, e sono veramente impressionato dai numerosi giovani che hanno aderito a questa iniziativa.
Parlerò del problema della scienza e dello sviluppo visto in una dimensione mondiale, considerando quindi Paesi diversi e sfondi politici e sociali diversi, per vedere brevemente quali siano le implicazioni della scienza vista in un’ottica mondiale.
a) In primo luogo bisogna capire che cosa sia la scienza.
La scienza è la forma più elevata di attività dell’uomo volta a soddisfare la curiosità; è infatti proprio la curiosità che distingue l’uomo dagli altri esseri viventi.
Generalmente si dice che la scienza mira a scoprire la verità della natura: ma esiste una verità sulla natura?
Consideriamo ora con un breve esempio come noi vediamo la materia.
Tremila anni fa i Cinesi credevano che l’universo fosse composto da due elementi: uno negativo e uno positivo; sempre circa tremila anni fa i Greci pensavano invece che l’universo fosse costituito da quattro elementi: acqua, aria, terra e fuoco.
Verso il 1640 l’uomo iniziò a conoscere l’esistenza degli elementi chimici e alla fine del secolo scorso l’uomo giunse alla conclusione, che pensava fosse definitiva, che l’universo fosse composto da cento elementi chimici.
Poi vennero scoperti gli elettroni ed i protoni, per cui si ritenne che questi due elementi fondamentali fossero alla base dell’universo, e non più alcune centinaia.
Dal 1940 al 1960 vennero scoperte le particelle che costituiscono gli elettroni ed i protoni ed i sottonuclei di queste; dopo il 1960 tutto è stato riclassificato sotto due elementi di tipo subatomico, e si pensava che questo fosse alla base di tutto.
Nel 1974, al termine di lunghi studi, sono giunto alla conclusione, insieme ad altri colleghi, che l’universo sia composto da cinque elementi.
Appare pertanto evidente che in campo scientifico la verità cambia a secondo dei tempi e dello stato di progresso delle ricerche.
b) Vorrei ora affrontare il problema della metodologia scientifica.
A questo riguardo vi sono due concezioni, quella sperimentale e quella teorica. Sicuramente il progresso della scienza è dato dall’intreccio strettissimo tra sperimentazione e teoria, e una teoria è valida per la sua capacità di spiegare fenomeni esistenti e che debbono ancora verificarsi.
Una notevole spinta al progresso della scienza si ha quando un esperimento entra in contraddizione con una teoria fino a quel momento accettata e la falsifica, costringendo il mondo scientifico ad elaborare una nuova teoria che sia compatibile con la nuova esperienza.
Dobbiamo renderci conto che nessuna teoria potrà mai rendere nulla una prova scientifica; e che quindi nessuna teoria, per quanto elegante, potrà considerarsi scientifica se non è corroborata da un esperimento. Per questo motivo le scienze naturali vengono chiamate scienze sperimentali.
c) Un altro argomento di grande interesse è il rapporto tra scienza e opinione pubblica.
Vi è una differenza sostanziale tra scienza e politica: quest’ultima, nei paesi democratici, è basata sull’opinione della maggioranza, invece la scienza si basa sull’opinione di una minoranza; è infatti sufficiente che uno o due scienziati facciano una rilevante scoperta, che viene in questo modo modificato il comune pensare della maggioranza, se non della totalità delle persone su di un determinato argomento scientifico.
Vorrei farvi a questo riguardo alcuni esempi.
Per millenni l’uomo ha creduto che la terra fosse piatta e che fosse al centro dell’universo; sono stati Galileo e Copernico a dimostrare l’opposto. Analogamente, fino all’inizio del secolo, abbiamo pensato che fosse la legge di Newton a regolare il moto dei corpi, ma dopo che Einstein, nel 1905, scoprì la velocità della luce, che confutava la teoria di Newton, questa fu abbandonata da tutto il mondo scientifico.
Il progresso della scienza è sempre stato sostenuto dai giovani, e non hanno alcun peso e significato per la scienza la razza, il colore della pelle, il background culturale e sociale del ricercatore.
La scienza non ha frontiere internazionali. Basti pensare al mio caso: io sono cresciuto in Cina durante la seconda guerra mondiale e pertanto non sono andato a scuola fino all’età di dodici anni e quando mi trasferii negli Stati Uniti, a vent’anni, non conoscevo una parola di Inglese. Ciò nonostante sono riuscito a terminare tutti gli studi in tre anni e poco tempo dopo mi è stato possibile offrire un mio personale contributo alla fisica.
Appare quindi evidente che uno scienziato non può essere costretto in vincoli precostituiti, che non hanno nulla a che vedere con la scienza.
d) Rapporto scienza e tecnologia.
La scienza, ossia cercare di soddisfare l’ingegno della tecnologia, rappresenta la forma più nobile dell’attività umana. La tecnologia si basa sui risultati delle scoperte scientifiche e consiste nell’applicazione di queste per uno scopo determinato: questo scopo può essere buono o cattivo.
Consideriamo innanzitutto alcuni esempi negativi della ricerca tecnologica, come le armi nucleari o le armi chimiche; ma non vanno tralasciati anche gli aspetti positivi, che hanno permesso un notevole aumento del benessere nel mondo.
Ad esempio, all’inizio del secolo, vennero scoperti i raggi rontgen; allora si trattò di una semplice scoperta scientifica e nessuno poteva immaginare il largo uso di questi raggi in medicina; lo stesso vale per l’elettricità, senza la quale oggi non immagineremmo di poter vivere. Negli anni venti venne scoperta la meccanica dei quanti, che rappresenta la base dei raggi laser, che hanno un impiego molto importante nel campo della medicina, delle telecomunicazioni e dell’industria e, grazie sempre a questa scoperta, si arriverà alla superconduttività, che costituirà uno degli aspetti più significativi delle tecnologie del secolo prossimo, anche nel campo dei trasporti.
Negli anni cinquanta nel ramo della biologia è stato scoperto il DNA; questa nuova scoperta ha rivoluzionato la medicina ed ha portato all’introduzione di una nuova scienza: la biotecnologia.
Possiamo veramente dire che senza la scienza saremmo rimasti all’età della pietra.
Non è pertanto la scienza che è di per sé buona o cattiva, bensì sono le applicazioni scientifiche che possono avere un esito positivo o negativo, e qui è fondamentale la responsabilità dei governi.
Non si tratta però di vietare la ricerca scientifica, anche perché le limitazioni che potrebbero venir poste in un Paese non si troverebbero in un altro Paese; il vero problema è quello della responsabilità di chi ha il potere politico.
e) Rapporto tra scienza e sviluppo dei popoli.
La scienza ha un’importanza fondamentale per lo sviluppo dei popoli: infatti un Paese sottosviluppato non potrà mai raggiungere un certo grado di benessere ed emanciparsi dal suo stato senza una tecnostruttura scientifica. Nel XVIII secolo la Cina e il Giappone erano due Paesi molto simili, anche per il livello di vita; ma il Giappone ad un certo punto ha aperto la sua cultura alle idee internazionali ed ha incoraggiato lo studio della scienza e la ricerca tecnologica, divenendo così in un lasso di tempo relativamente breve un Paese molto potente.
Nel 1945, dopo la seconda guerra mondiale, il Giappone era completamente distrutto, ma avendo al suo interno una struttura scientifica e tecnologica è riuscito a riprendersi fino a diventare, solo trent’anni dopo, uno dei primi Paesi industriali del mondo.
Al contrario la Cina, per due-trecento anni, si è occupata solo di problematiche interne, richiudendosi in se stessa, senza dare la giusta importanza alle idee scientifiche e alla tecnologia. Ed è per questo che la Cina è tutt’oggi un Paese povero. Invece a Formosa, nel 1948, il governo ha capito l’importanza di incoraggiare la scienza e la tecnologia e Formosa, nel giro di alcuni decenni, è diventata un centro industriale di tutto rispetto.
Per passare ad un caso più vicino a noi, consideriamo la Germania, che nell’ultimo secolo ha dato grande impulso allo sviluppo scientifico, dotandosi di una rilevante infrastruttura scientifica e tecnologica. Orbene è stato proprio grazie a questa struttura che, nonostante le disastrosa sconfitta subita nella seconda guerra mondiale e le conseguenti devastazioni del Paese, la Germania è oggi una delle nazioni più floride e sviluppate del mondo.
Appare quindi evidente che lo sviluppo della scienza è di importanza vitale per la sopravvivenza di qualsiasi popolo.
f) La responsabilità dello scienziato nell’era nucleare.
Con il progredire delle armi nucleari e il loro folle ammassamento, un numero sempre crescente di scienziati ha preso coscienza che il mondo può oggi essere distrutto in pochi istanti e si è interrogato sulla morale del governo che utilizza le scoperte scientifiche. E’ proprio in questo contesto che, alcuni anni fa, il professor Antonio Zichichi, a Erice ha chiesto a numerosi scienziati provenienti dai più diversi Paesi di sottoscrivere una dichiarazione in cui si invitano i governi delle nazioni a non utilizzare i risultati della ricerca scientifica per scopi militari. Ad Erice si svolge ogni anno un seminario, al quale aderiscono scienziati che provengono dall’Unione Sovietica come dall’Europa Occidentale, dalla Cina come dagli Stati Uniti, che discutono delle problematiche inerenti le armi nucleari e le conseguenze di un conflitto nucleare, allo scopo di vedere come evitare una guerra nucleare. Questo seminario ha assunto un’importanza sempre maggiore, ed è oggi tenuto in grande considerazione dai governi, che spesso tengono presente le considerazioni espresse ad Erice.
g) La scienza e la collaborazione internazionale.
Nel campo della fisica, dell’astronomia e della biologia le ricerche diventano di dimensioni sempre più complesse ed imponenti, ed è per questo che la collaborazione internazionale è divenuta una necessità, prima ancora di essere un’esigenza auspicabile.
Proprio per questo il professor Zichichi, con l’appoggio del governo italiano, ha promosso l’attività del World Lab, che ha lo scopo di impegnare scienziati del Nord, Sud, Est ed Ovest del mondo a collaborare nel campo della fisica, della biologia, della medicina, della chimica e di tutti i settori scientifici.
Va sottolineato come questa attività abbia avuto molto successo; personalmente mi occupo di uno di questi numerosi rami di ricerca, e questo non è affatto pericoloso, dal momento che sono qui a parlarvi. Stiamo cercando di ricostruire in laboratorio una situazione molto simile a quella che doveva esserci all’inizio dell’universo, per determinare quali siano gli elementi fondamentali della natura, che erano presenti alla nascita dell’universo.
Un altro esempio di collaborazione internazionale è il progetto del World Lab, sotto la guida del professor Zichichi, intitolato FB,JA, che ha lo scopo di permettere a scienziati di paesi poco sviluppati, quali l’India, la Cina e il Pakistan, di ottenere anch’essi una partecipazione all’alta tecnologia.
Spero di avervi fatto capire quanto sia importante la collaborazione internazionale su larga scala, soprattutto considerando la limitatezza dei fondi disponibili. Ma quello che è ancora più importante è che questo tipo di collaborazione permette a scienziati provenienti da sfondi politici, sociali, ideologici molto diversi di lavorare insieme.

NOTA: testo, rivisto dal’Autore, della conferenza tenuta a Brescia il 3.10.1988 su invito della Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura.