Lezioni di Filosofia. Pensatori del Novecento: Hans-George Gadamer

L’8 aprile 2011 a Brescia, Sala Bevilacqua, via Pace 10, alle ore 18, il prof. Graziano Ripanti all’interno per le Lezioni di filosofia (IX edizione) ha parlato sul tema: “Pensatori del Novecento: Hans-George Gadamer”.

Graziano Ripanti è professore ordinario di filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di Urbino e direttore della rivista “Hermeneutica”. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Gadamer (Assisi, 1978); Agostino teorico dell’interpretazione (Brescia, 1980); Testo e significato. Saggi di ermeneutica (Urbino, 1983); Le parole della metafisica (Urbino, 1993); Parola e ascolto (Brescia, 1993); Essere e linguaggio. Una lettura della terza parte di Verità e Metodo di H.-G. Gadamer (Urbino, 2001); Domande di etica (Brescia, 2001); Parola e tempo (Brescia, 2004); Quale metafisica? (Brescia, 2005); Dell’arte: saggi e presentazioni (Urbino, 2009).

Hans-Georg Gadamer (1900-2002) è stato allievo del neokantiano Natorp, di Hartmann e di Heidegger. Ha insegnato nelle università di Marburgo, Lipsia, Francoforte e Heidelberg. La sua opera più nota è Verità e metodo. Lineamenti di un’ermeneutica filosofica (1960). Egli ha anche compiuto importanti studi sulla storia del pensiero, ad esempio su Platone e su Hegel. La premessa della sua ermeneutica è che anche nell’ambito delle “scienze dello spirito” – e non solo all’interno delle scienze sperimentali – si fa esperienza della verità. La comprensione dell’essere si attua, a suo modo di vedere, mediante l’interpretazione della tradizione storica che si manifesta come linguaggio. Le interpretazioni sono sostenute da pregiudizi, che costituiscono il mezzo con cui cerchiamo preliminarmente di cogliere la verità di un fenomeno storico (e anche di un testo), all’interno di un circolo ermeneutico costituito da progressive correzioni e da una successione di adattamenti fra interprete e oggetto da interpretare. La dialettica fra pregiudizio e fenomeno storico è resa possibile per Gadamer dalla distanza temporale attraverso cui emergono nuovi significati. Valorizzare la distanza non significa però negare la continuità del processo storico, poiché l’interpretazione è resa possibile dall’integrazione fra l’orizzonte della storia e l’orizzonte del presente, integrazione che Gadamer chiama “fusione degli orizzonti”. Questa (che può avere anche una declinazione etica nel rapporto tra differenti prospettive interpretative) non è però mai definitiva proprio per la finitezza dell’interprete da cui essa muove.