La Città della Resurrezione

Venerdì 5 febbraio 1988 nella Sala Bevilacqua di via Pace n.10 a Brescia, ore 20,45, Antonio Alessi, salesiano, ha illustrato il centro per la cura e il reinserimento di lebbrosi in India “La città della resurrezione” su invito di Caritas, Cuore Amico, Ufficio Missionario Diocesano e CCDC..

Antonio Maria Alessi (Rosà, 23 giugno 1915; † Rivoli, 4 febbraio 1996) è stato un presbitero e missionario italiano della Società Salesiana di San Giovanni Bosco. Diede vita alla Fondazione Fratelli Dimenticati. Biografia: Nato in una famiglia numerosa e molto religiosa, imparò fin da bambino a rivolgersi alla Madonna come una madre. Finita la scuola elementare, come molti suoi coetanei, iniziò a lavorare seguendo il padre nei mercati. Ma ben presto si rese conto che questa attività non era consona alle sue aspirazioni, e seguendo i consigli della madre cominciò, insieme ad un amico, a frequentare l’Istituto dei Salesiani di Trento. Alla fine di quell’anno però i superiori gli fecero capire che era preferibile che non tornasse più in quell’istituto. Gli anni successivi li passò all’Istituto Graziani di Bassano del Grappa. Furono anni burrascosi, tanto che alla fine dei tre anni il rettore, nella lettera di congedo, sottolineò più volte la parola: “Basta”. Durante le vacanze estive maturò la scelta che comunicò ai propri genitori: “Mi farò prete. [..] Torno dai Salesiani”[1]. Fu accolto nell’aspirantato di Avigliana dove visse per due anni. Egli stesso testimonia nei suoi scritti: «Mi aiutò molto il clima di serenità e di pietà in cui si viveva. Lontano da mamma Regina mi affidai alla dolce Madre celeste.» Per trentacinque anni fu impegnato in attività di supporto verso i missionari in India ed in attività di catechesi, ma la vicinanza con la povertà lo portò a maturare una nuova scelta di impegno che potesse permettere alle persone più povere del mondo di avere una vita migliore. Il contatto con Madre Teresa di Calcutta e con i tanti missionari che lavoravano silenziosamente al servizio dei poveri lo portò dal 1978 a impegnarsi nella fondazione di centri di accoglienza per lebbrosi, per salvare i loro bambini dalla morte per fame e dal pericolo di contrarre essi stessi la malattia. «Osservando la miseria, le sofferenze cui sono condannate tante creature [..], ho cominciato a pensare che avrei potuto dedicare l’ultimo scorcio della mia vita a una missione caritativa. [..] Chiesi il permesso ai Superiori e ai confratelli del Centro di Torino, che mi offrirono tutto il loro appoggio.» Le Suore del Sorriso. Nel suo peregrinare per l’India ebbe modo di incontrare le Serve di Maria (Helpers of Mary), le quali operavano proprio nelle baraccopoli di Bombay, e alle quali don Alessi comincia ad affidare le offerte che raccoglie. Fondate da madre Huberta Rogendorf, religiosa tedesca giunta in India nel 1932, la missione di queste suore era di raccogliere ragazze povere e abbandonate, figlie di lebbrosi, dalle baraccopoli di Bombay. Nel 1942 avevano dato inizio a un’associazione di volontarie per l’assistenza e la cura dei lebbrosi e degli orfani. Don Antonio le ribattezza Le Suore del Sorriso, perché malgrado tutto le vedeva sempre sorridere a tutti: «Sono le più eroiche suore mai incontrate nei miei viaggi.» (dagli scritti di don Antonio). Ma si rende conto che questo non basta e quindi si fa promotore di una nuova iniziativa. I Fratelli Dimenticati. Con la convinzione di dovere aiutare queste suore, don Alessi cominciò la pubblicazione di libri, volantini ed articoli sui giornali. Inoltre organizzò viaggi di sensibilizzazione in India. Il tutto culminò nel 1987 con la fondazione dell’associazione I Fratelli Dimenticati, la quale divenne poi Fondazione nel 1994. L’Osservatore Romano il 3 gennaio 1993 gli dedicò un’intervista, nella quale don Antonio potrà riassumere il lavoro svolto. Nel 1988 si ammalò e si vede costretto a lasciare la vita di missionario, restando, pur nella quasi incapacità di parlare, un punto di riferimento nelle attività. Le sue condizioni di salute peggiorano i primi giorni del febbraio del 1996, e morì il 4 febbraio. Egli stesso aveva scritto: «Signore, tu conosci il giorno e il momento migliore perché venga a te. Signore, fa che sia sempre disponibile a fare la tua volontà. Signore, quello che tu vuoi, dove vuoi, quando vuoi, sicuro che quanto decidi tu è sempre per il bene mio e di tutti coloro che amo.» (https://it.cathopedia.org – 2019)