Presentazione del libro “Inseparabili. Due gemelli nel Caucaso”

Giovedì 22 novembre 2018 alle ore 18,15 nella Libreria dell’Università Cattolica (Brescia, via Trieste n. 17) si è tenuta la presentazione del libro Inseparabili. Due gemelli nel Caucaso (2018 – Guerini e Associati) di Anatolij Pristavkin, insignito per questo romanzo del Premio Statale dell’URSS.

Sono intervenuti Patrizia Deotto, curatrice e traduttrice del libro, docente di Slavistica nell’Università degli Studi di Trieste, e Adriano Dell’Asta, docente di Lingua e letteratura russa nell’Università Cattolica del Sacro Cuore – sede di Brescia.
La presentazione è stata promossa da Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura, Memorial Italia e Libreria Università Cattolica.

Due gemelli, due bambini tra l’infanzia e l’adolescenza, due orfani, Kolka e Saska, ci guidano in questo romanzo dalla gelida e affamata Mosca alla fertile pianura ai piedi del massiccio fascinoso del Caucaso, dove la terra è “grassa, nera – basta piantare un rametto che quello già fiorisce”. La vita dei piccoli inizialmente si concentra sulla sopravvivenza, sulle astuzie che i due gemelli attuano con fantasia e sfrontatezza per integrare ogni giorno il misero pasto dell’orfanatrofio.  La guerra, che Pristavkin definisce “il deserto della guerra”, con la sua forza spietata, è la vera antagonista dei due gemelli, irrompe nella loro quotidianità fino a segnare indelebilmente la loro vita. Non è la guerra delle battaglie tra eserciti, ma quella della popolazione civile, provata dalla fame, costretta alla deportazione o alla fuga, in cerca di luoghi che si spera sicuri, ma che si riveleranno infidi e mortiferi. Il Caucaso è infatti la terra dei ceceni che, per liberarsi dal dominio russo, si erano schierati al fianco di Hitler. A loro si contrappose l’esercito sovietico che deportò interi villaggi e combatté i guerriglieri sulle montagne. In questo romanzo però la guerra non è solo quella dei russi contro i ceceni: la prospettiva improvvisamente cambia e il lettore incontra anche la parte cecena del conflitto. Proprio questa capacità di guardare anche con gli occhi del nemico rende il romanzo di Pristavkin un’opera che oltrepassa i tempi e le circostanze specifiche di quella regione e dell’anno 1944. I bambini e invero anche due donne, sanno riconoscere la comune umanità anche nel nemico, specie quando anch’egli è un altro bambino, sopravvissuto alla strage della sua famiglia: “Papà bum! Mama bum!”. Allora si ricompone l’accordo, si apprende la lingua dell’altro, si crea una nuova intesa che permette di superare il dolore delle perdite e affrontare la vita, perché si è trovato un nuovo fratello.