Quei credenti infedeli verso il Misericordioso

Giornale di Brescia, 4 aprile 2017

 

Martedì 4 aprile alle ore 20,45 nella Sala Bevilacqua di via Pace n.10 a Brescia si terrà un incontro interreligioso sul tema: “La misericordia nelle religioni”. Interverranno rav Roberto Della Rocca, direttore Area Formazione e Cultura Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, l’imam di Trieste Nader Akkad e il teologo cattolico don Flavio Dalla Vecchia. L’incontro è promosso dalla Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura in collaborazione con Ufficio Diocesano per l’ecumenismo e Padri della Pace.

Nel comune modo di pensare le religioni sono giustamente ritenute diverse. Tale diversitàè interpretata a volte come contrapposizione che genererebbe violenza. La storia antica e recente è indiscutibile conferma di questo modo di pensare: delitti in nome delle religioni sono stati e sono compiuti. Non si può tuttavia dimenticare che gli esseri umani sono capaci di trasformare anche i principi più santi in giustificazioni di azioni che contraddicono quei medesimi principi. Ebraismo, cristianesimo e islam si sono combattuti dimenticando che il primo è la radice degli altri due e il secondo del terzo. Non meraviglia pertanto che in tutte e tre le religioni, dette impropriamente del libro – il cristianesimo, che pure così è denominato negli scritti sacri musulmani (cfr. ad es. Sura II, 104.109) in verità non è una religione del libro, poiché al suo centro non sta il libro, bensì la persona di Gesù – il tema della misericordia sia presente in forma massiva. In tutte e tre le tradizioni religiose uno dei nomi di Dio è “Il Misericordioso”, e in tutte e tre si invitano i fedeli a usare misericordia. Ciò sta a dire che all’origine si deve trovare non semplicemente un calco, bensì un’esperienza di Dio fondata sulla percezione della condizione umana. Non occorrono grandi indagini per avvertire che questa da sempre è connotata da fragilità, che si avverte può essere vinta soltanto se la divinità viene in soccorso. In effetti gli umani si sono aperti alla trascendenza per poter sperare; ma hanno percepito che essa non era loro prodotto, bensì condizione del loro esserci e quindi fondamento di una possibile uscita dalla loro condizione: le divinità ‘benevole’ sono sempre state pensate come garanzia di una via di uscita da una condizione ‘opprimente’. Ora, se ebraismo, cristianesimo e islam hanno sintonicamente recepito l’immagine di Dio come misericordioso, non è stato solo perché si sono copiate, ma perché hanno visto in detta caratteristica una corrispondenza con un bisogno inalienabile delle persone umane. Per rendersene conto basterebbe sfogliare la Bibbia e il Corano: in ambedue i libri sacri è dato trovare l’affermazione che Dio nella sua misericordia ha scelto chi ha voluto. Se si volesse cogliere una differenza, si potrebbe dire che il particolarismo – in verità non definitivo, poiché anche nell’ebraismo e nell’islam questo è solo un passaggio obbligato – nel cristianesimo è superato fin dall’inizio: ne dà chiara attestazione la Lettera ai Romani, secondo la quale la misericordia di Dio si è manifestata nei confronti di tutti in Gesù Cristo. Con il termine “misericordia” in tutte e tre le religioni si vuole rimarcare l’esperienza di essere cercati, scelti, privilegiati. Non può che nascere lo stupore: per citare solo un esempio, merita attenzione singolare il Salmo 136, secondo il quale tutto quel che si è vissuto è frutto di un amore che ha alla sua origine l’iniziativa di Dio previa a qualsiasi merito. L’eco di questo Salmo si trova nel Corano nella Sura 55, dove si elencano i benefici concessi da Dio. Nella tradizione ebraica permane poi la convinzione che la gratuità di Dio è connessa con la fedeltà: il binomio hesed-emet  (misericordia e fedeltà) ritorna spesso nei libri biblici, che il cristianesimo al pari dell’ebraismo riconosce come attestazione della rivelazione di Dio. In essi si illustra una relazione nella quale l’iniziativa è di YHWH, che quando vuol essere fedele all’alleanza cui si è impegnato, non può che essere misericordioso. Non sarebbe difficile cogliere un’assonanza traEs 34,6 (si tratta di una formula liturgica che ha lo scopo di ‘fissare’ l’identità di YHWH) e la formula che, pur in forma abbreviata, si ritrova nel Corano, Sura 7, 151, dove Dio viene invocato da Mosè come “il più misericordioso dei misericordiosi”. Quel che vale per l’identità di Dio vale anche per il comportamento dei fedeli verso i poveri. Ci si può pertanto domandare perché i fedeli delle tre religioni si sono fatti violenza in nome del “Misericordioso”? La risposta non può che essere: perché anziché imparare da Lui, lo hanno bestemmiato.