Spartaco Belleri

Tematiche: Biografie

SAREZZO (PONTE ZANANO) VIA MARCONI, 1

 QUI ABITAVA

SPARTACO BELLERI
NATO 1920
ARRESTATO 7.11.1944
COME POLITICO
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO
15.3.1945

Belleri Spartaco nacque a Sarezzo (nella frazione di Ponte Zanano),  il 25 febbraio 1920, da Lorenzo, importante socialista della Valle Trompia, e Guerini Domenica: era il primo di tre fratelli. Dal 1935 Frequentò  il collegio civico di Salò, (diplomandosi nel giugno del 1940), dove incontrò Jolanda Bertoloni di Salò, alla quale si unì in matrimonio nel 1940. L’anno successivo nacque il figlio Adalberto. Spartaco fu uno sportivo e soprattutto un atleta: partecipò a vari tornei di calcio della zona. Durante la Resistenza, Spartaco sparò, trasportò armi, gettò bombe nelle sedi tedesche, fu educatore di giovani alla lotta al nazi-fascismo, esempio di coraggio anche sotto le torture. Infatti, tra il settembre e l’ottobre 1943, sui monti fra Brione e Vesalla, si consolidò un gruppo partigiano fra i cui capi c’era Spartaco Belleri. A quel punto, divenne urgente procurare delle armi; perciò ci fu un colpo alla Beretta, al quale partecipò attivamente assumendosi il compito di tagliare i fili della linea telefonica e telegrafica della valle per isolare Gardone Val Trompia dalla città. Quel giorno fu arrestato insieme ad altre 63 persone, indiziate per favoreggiamento ai ribelli. Successivamente riuscì a tornare libero e a rifugiarsi in Vesalla, dove continuò l’attività di capo-partigiano. Nel frattempo, il padre Lorenzo era ricercato dalla polizia nazi-fascista per essere deportato e si rifugiò a Bergamo dal 1943 al 1944. Quando la situazione sembrò più tranquilla, fece ritorno a casa. La notte del 6 novembre 1944, Spartaco Belleri lasciò il suo rifugio per scendere a Ponte Zanano e il giorno successivo alcuni elementi della Guardia Nazionale Repubblicana irruppero nella sua abitazione. Arrestarono il padre; quindi, a seguito delle insistenze, si fece arrestare sostituendosi al padre e dopo l’arresto fu catturato da un gruppo di tedeschi.

Rinchiuso nelle carceri di Brescia, a disposizione delle SS germaniche, dopo estenuanti interrogatori e torture, il 14 novembre 1944 Belleri Spartaco venne deportato nel campo di concentramento di Bolzano, dove rimase un mese. Da qui scrive una lettera alla moglie e al figlio: “Questa mia ti giungerà improvvisa, ad ogni modo, cara Iolanda, abbi sempre coraggio, verranno anche per noi i giorni felici, bacia per me tutte le sere e le mattine il mio piccolo e caro Adalberto e digli che il suo papà ritornerà presto da lui per vivergli sempre assieme. Quanto a te, cara Iolanda, sappi solo una cosa: che tuo marito ti pensa continuamente e ti vuole tanto bene, anche se alle volte il mio burbero carattere ti faceva male e ti faceva soffrire, ora perdona tutto, poiché anch’io perdono tutto; la festa prendi Adalberto e vai al cinema, e poi pensami di continuo. Ti raccomando di aiutare i genitori, poiché ora tu devi essere il loro sostegno, sostituire me in tante cose. (…)”  Il 14 dicembre 1944 un convoglio da Bolzano partì con 366 prigionieri. Il 19 dicembre 298 di essi,  fra cui Spartaco, furono lasciati a Mauthausen. Così racconta l’arrivo in Germania bombardata dagli alleati il fratello Amilcare Belleri nel suo diario di prigionia: “Dopo cinque giorni di viaggio attraverso la Croazia,la Serbia, l’Ungheria e l’Austria, Tocchiamo il suolo tedesco ed arriviamo alla stazione di Shell. Sono solo pochi minuti che siamo fermi quando la sirena da l’avviso  del prossimo avvicinarsi dei bombardieri.(…) E’ solo un piccolo istante perchè una seconda ondata ci fa udire gli scoppi ancora più vicini, un amico bresciano mi rivolge la parola dicendomi “Belleri questa è la nostra”, con calma gli rispondo “cosa vuoi farci?”. Il 15 marzo 1945, dopo 4 mesi di prigionia e di lavoro coatto, in condizioni disumane, anche il fisico robusto di un giovane atleta ventiquattrenne come Spartaco Belleri venne stroncato.

Testo predisposto dagli studenti della classe 4° ATC: Letizia Rizzini, Valentina Gentile, Andrea Mino e Giorgio Rizzini che hanno compiuto una sintesi della biografia storica ricostruita da Osvaldo Guerini in “Ponte Zanano e i suoi martiri della Resistenza”, 2009.