Albano, martire nella Britannia di Diocleziano

Proviamo a fare una digressione durante la lettura del IV e del V libro del De bello Gallico di Giulio Cesare: lasciamo la Gallia e le sue battaglie, per attraversare la Manica alla ricerca di notizie sulle due campagne militari delle legioni contro i Britanni, la prima nell’autunno del 55 a.C., la seconda nell’estate successiva. Ne ricaveremo un’immagine di propaganda, secondo cui Cesare avrebbe posto le premesse della conquista romana della Britannia attraverso alcune vittorie militari e l’imposizione di un tributo. Questi erano i resoconti che giungevano a Roma e che risuonavano di eroismo e di successi per trasmettere un’idea vincente, finalizzata ad alimentare il culto di Cesare e a favorirne il consenso politico. Ma da tempo sappiamo, grazie alla critica contemporanea, che le cose andarono diversamente. Cesare trovò una fiera resistenza, intorno alla figura del re Cassivellauno. Di conseguenza, l’occupazione della Britannia meridionale fu temporanea e destinata a lasciar poche tracce: Cesare si ritirò in fretta, dopo aver imposto un tributo, che però si dubita che sia stato mai pagato davvero. La conquista vera di parte della Britannia avvenne invece quasi un secolo dopo, a opera dell’imperatore Claudio, che giunse nel 43 d.C. a Camulodunum, capoluogo delle tribù dei Trinobanti, e si insediò a Londinium sul Tamigi. Verso la fine del primo secolo d.C. Londinium divenne la capitale delle province britanniche, soppiantando l’antico centro di Camulodunum, che continuò a esistere e che sopravvive col nome di Colchester, a nord-est di Londra. Una quindicina d’anni dopo la conquista di Claudio scoppiò la rivolta guidata dalla regina Boudicca, gloria della storia antiromana della regione, ma le legioni riportarono in breve la situazione sotto controllo. Nel II secolo d.C. la conquista romana venne rafforzata dai famosi valli di difesa, fatti costruire dagli imperatori Adriano prima, e Antonino Pio, poi. In questo contesto di dominazione sulla parte centro-meridionale dell’isola si inserisce la vicenda di Albano, il primo martire cristiano di quella zona. Nativo di Verulamium, a nord di Londinium , Albano era un pagano di nobile e distinta famiglia, che un giorno sul finire dei III secolo ospitò in casa un sacerdote cristiano. Il racconto di Beda il Venerabile, autore di una storia della cristianizzazione dell’isola, precisa che Albano fu così affascinato dalla predicazione e dalla pietà del sacerdote, da desiderare il battesimo e la conversione al Cristianesimo. Nel frattempo però il governatore della Britannia, di nome forse Massimiano Erculio, oppure un altro funzionario a nome dell’imperatore Diocleziano, iniziò a perseguitare i cristiani, alla ricerca soprattutto del sacerdote che aveva convertito Albano. Questi si fece arrestare pur di permettere la fuga dell’ospite; condotto davanti al governatore, rifiutò di venerare le immagini dell’imperatore e di sacrificare agli dei romani. La sua condanna fu a questo punto inevitabile; arrestato, venne gettato in prigione, dove fu prima flagellato e quindi decapitato. Secondo la tradizione raccolta da Beda, era il 22 giugno dei 303; una ventina di anni prima invece, secondo altri studiosi. La fama della sua santità si diffuse presto, già nel IV secolo; nel VI secolo Venanzio Fortunato lo canta come gloria della Britannia, perché ne era stato il protomartire. È significativo constatare che la località della nascita e della morte di Albano, l’antica Verulamium, ha da tempo cambiato nome, e oggi si chiama St. Albans. Sita poco al di fuori la cerchia di agglomerati urbani intorno a Londra, la cittadina conserva notevoli resti archeologici romani raccolti in un museo. Risulta così leggibile facilmente per il visitatore il percorso storico che va dalle lontane origini celtiche alla forzata romanizzazione e, quindi, anche per opera di sant’Albano, alla successiva cristianizzazione.

Giornale di Brescia, 15.6.2004