Albert Camus: oscillazioni (le contraddizioni della condizione umana)

Giovedì 13 febbraio 2014, ore 20,45, nella Sala Bevilacqua di via Pace n.10 in Brescia, si è tenuto un incontro sul tema: Albert Camus: oscillazioni (le contraddizioni della condizione umana).

È intervenuto Sergio Givone, professore di Estetica nel Dipartimento di Filosofia dell’Università di Firenze. Luciano Bertoli ha lettolegge passi del racconto Il deserto.

L’incontro è stato promosso dalla Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura (Ccdc).

Firenze! Uno dei pochi luoghi d’Europa in cui ho capito che nel cuore della mia rivolta dormiva un consenso. Nel suo cielo misto di lacrime e di sole imparavo a dir di sì alla terra e ad ardere nella fiamma cupa delle sue feste. Provavo… ma quale parola? quale dismisura? come consacrare l’accordo dell’amore e della rivolta? La terra! In questo gran tempio disertato dagli dei, tutti i miei idoli hanno piedi d’argilla.» (Albert Camus, Il deserto).

Così scriveva Albert Camus, nell’opera giovanile Il deserto. La lettura di questo testo, poco conosciuto, viene proposta dalla CCDC per ricordare il grande scrittore. Nato nel 1913 a Mondovi, in Algeria, e morto a Villeblevin in Francia nel 1960, Camus fu anche filosofo e drammaturgo, nonché Premio Nobel per la letteratura (1957).

Givóne, Sergio. – Filosofo italiano (n. Buronzo, Vercelli, 1944). Discepolo di L. Pareyson, ha perfezionato i suoi studi all’Università di Heidelberg, rivestendo in seguito incarichi universitari a Perugia, Torino e Firenze, dove è attualmente docente di estetica. Prendendo le mosse dalla nozione di «pensiero tragico», G. è fautore di un approccio ermeneutico all’esperienza estetica. Tra le sue opere: La storia della filosofia secondo Kant (1972), William Blake. Arte e religione (1978), Ermeneutica e romanticismo (1982); Disincanto del mondo e pensiero tragico (1988), Storia del nulla (1995), Eros/ethos (2000), Prima lezione di estetica (2003), Il bibliotecario di Leibniz (2005), Metafisica della peste (2012). Givone è anche autore di alcuni romanzi, tra cui occorre segnalare Favola delle cose ultime (1998), Nel nome di un dio barbaro (2002) e Non c’è più tempo (2008). (www.treccani.it – 2014)