Decifrata la Lineare A, la scrittura sillabica cretese

Le tavolette trovate a Cnosso e Festo, da un secolo rebus degli studiosi, «lette» da Mario Negri

È di questi giorni la clamorosa notizia della decifrazione della Lineare A, la scrittura sillabica dell’antichissima civiltà cretese. Come sempre in queste cose, la cautela è d’obbligo: non è la prima volta infatti che vengono fatti proclami del genere, e la verifica successiva smentisce la solennità dell’annuncio. Però la serietà dello studioso a cui andrebbe ascritta, il glottologo milanese Mario Negri, sembra una buona garanzia in questo senso. Naturalmente, notizie del genere suscitano l’interesse intorno alla materia trattata, e quindi sul contenuto dei testi e sul mondo che descrivono. Le tavolette che racchiudono i testi sillabici (cioè in cui ogni segno rappresenta non una lettera, ma una sillaba) della Lineare A provengono dall’isola di Creta, in particolare dalle città di Cnosso e di Festo. Vennero rinvenute a partire dal 1900, cioè poco dopo l’inizio degli scavi dei palazzi cretesi, da parte dell’archeologo inglese Arthur Evans, che aveva cominciato a operare subito dopo la liberazione dell’isola dal secolare dominio turco. La pubblicazione nel 1909 degli Scripta Minoa di Evans forniva agli studiosi di tutto il mondo un corpus di svariate iscrizioni rinvenute nell’isola, ma non tutte uguali come caratteri né appartenenti alla medesima civiltà. Quattro erano sostanzialmente i tipi di scrittura da lui individuati: uno denominato Lineare A, un altro definito Lineare B e un terzo, più antico, chiamato da Evans geroglifico cretese. Ad essi andava aggiunto anche un altro sistema di scrittura, detto ciprominoico, che presto si rivelò intermedio tra la Lineare A e la B, la quale risultò la più recente di tutte le scritture in questione. A questa ultima in particolare si rivolsero perciò i tentativi di decifrazione, rivelatisi infruttosi per molto tempo, tanto che per un arco di mezzo secolo e più nei libri di storia, lingua e arte greca si continuava a parlare, come un tempo, di una indistinta civiltà minoico-micenea. Questa doppia denominazione faceva capire che essa veniva considerata come una commistione di elementi cretesi da una parte, e di Micene e delle città collegate dall’altra. Ma poco dopo la metà secolo (convenzionalmnte si ricorda come data il 1952) si ebbe il colpo di scena linguistico, cioè la geniale decifrazione e traduzione della Lineare B, a opera di un architetto e filologo, Michael Ventris, coadiuvato da un giovane glottologo, John Chadwick. Il risultato fu la scoperta che la Lineare B era la più antica scrittura del mondo greco. Essa risale ai secoli tardo-micenei, cioè veniva impiegata tra la fine del XV e il XIII secolo a.C.; è una scrittura sillabica come la lineare A e la ciprominoica, e dimostra il carattere indeuropeo del mondo miceneo. La civiltà che aveva come centro la rocca di Micene nel Peloponneso e che aveva combattuto la guerra di Troia sotto la guida del re Agamennone (mito e storia qui si confondono ma non si smentiscono) usava per scrivere proprio questo sistema sillabico. La Lineare B è più antica di almeno cinque-sei secoli, rispetto al greco alfabetico che conosciamo, ma è l’espressione grafica di una lingua che è l’antenata del greco studiato a scuola. Nel frattempo le altre scritture sillabiche come la Lineare A e la ciprominoica restavano indecifrate. Ogni tanto giungeva notizia di qualche progresso ermeneutico, oppure si registravano lanci propagandistici di chi pretendeva di essere arrivato all’interpretazione. Sappiamo, ad esempio, di progressi concreti a proposito della scrittura ciprominoica da parte di studiosi londinesi. Ma ora giunge la notizia della decifrazione della Lineare A, contenuta in un libro di Mario Negri di prossima uscita, dal titolo Scrivono palazzi e labirinti. Se le anticipazioni saranno confermate dal novero internazionale degli studiosi (e sappiamo che alcuni glottologi e storici prestigiosi si sono già pronunciati favorevolmente sull’argomento), Negri ci avrà fornito la chiave per aprire le porte linguistiche dell’affascinante mondo cretese, già noto nella sua architettura e nei suoi miti, ma ancora oscuro dal punto di vista testuale. Il re Minosse, il Minotauro, Arianna e il labirinto ci diverranno più familiari? È quello che ci auguriamo, naturalmente. E insieme alla luce maggiore che potrà essere portata sul mondo cretese, potranno emergere meglio anche i rapporti col mondo miceneo. È facile prevedere che, se così sarà, alcune pagine della storia della Grecia delle origini andranno riscritte nei nostri libri di scuola.

Giornale di Brescia, 27.5.2005.