Diego Fabbri: un grande, colto e generoso amico

Diego Fabbri ci ha lasciato il 14 agosto. Era un uomo di acutissima sensibilità, attento alle ansie e agl’interrogativi dell’anima contemporanea. “Animale da teatro” nel senso forte dell’espressione, conoscitore forse come nessun altro del movimento degli spiriti così come si esprime sul palcoscenico, sapeva farsi discepolo appassionato dei più grandi maestri – da Platone ad Agostino, da Pascal a Dostoevskij. Problematico ed insieme sicuro nelle scelte di fondo, polemico e poetico, nemico del perbenismo farisaico e dell’anestesia radical-marxista delle coscienze, penitente e adorante, Fabbri aveva sempre e solo un grande segreto confidato nei modi diversi: era innamorato di Cristo.
Autore fecondo, geniale e fortunato, le sue opere possono apparire contraddittorie tal è la loro ricchezza e diversità; possono essere, appunto giudicate le une impegnate, le altre disimpegnate, serie e scherzose, drammatiche e umoristiche. Ma Fabbri, nell’indimenticabile autopresentazione fatta nella libreria della CCDC, vedeva in esse “il diritto ed il rovescio di una stessa medaglia”, ritratti ugualmente veri e graffianti della stessa inquietudine esistenziale.
Fabbri fu ospite della CCDC nei giorni 8, 9, e10 ottobre dello scorso anno. In quei giorni il suo animo si aprì alla confidenza più schietta e all’entusiasmo. Chiamato a parlare del suo “itinerario spirituale ed artistico” in libreria e la sera alla Pace su “Invocazione e rifiuto di Dio nel teatro contemporaneo”, si sentì subito a suo agio e dette voce a ciò che serbava nel cuore, facendo emergere con forza e delicatezza il sentimento della vita che davano unità alla sua opera multiforme e alla sua stessa esistenza. Ci confidò con intima gioia: “ Ecco, voi a Brescia avete realizzato quello che da anni io e Ignazio Silone avevamo sognato: una iniziativa culturale permeata di Vangelo, libera dai giochi di potere, in dialogo con tutti, al servizio in primo luogo dei giovani.” Nei suoi programmi magnanimi, Fabbri voleva riservare una settimana per gli amici bresciani della CCDC , un tempo da passare insieme, a pensare ad iniziative e testimonianze di cui avverte il bisogno chi non ha rinunciato a cercare. Ma c’è di più, lo dico con tremore. Preoccupato dal nostro vivere alla giornata, dal punto di vista finanziario, voleva impegnarsi direttamente a procurarci i mezzi necessari a lavorare senza affanno. Ed infine, proprio a Brescia, attraverso la CCDC, voleva offrire in prima assoluta l’opera intorno a cui stava lavorando, “La Resurrezione”. Un così grande, generoso amico non si può ricordarlo senza dirgli “grazie”, senza nostalgia, senza pregare. 

 Il Cittadino, 13.9.1980. Diego Fabbri era stato ospite della CCDC il 9.10.1979.