Gli ebrei in Italia. I primi 2000 anni

Autori: Foa Anna

Mercoledì 31 gennaio 2024 alle ore 18,30 nella sala Bevilacqua di via Pace 10 a Brescia la storica Anna Foa ha parlato sul tema: “Gli ebrei in Italia. I primi 2000 anni” su iniziativa della Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura in collaborazione con i Padri della Pace.

Anna Foa. Docente emerito di Storia moderna all’Università «La Sapienza» di Roma, Anna Foa si è occupata tra l’altro di storia della cultura nella prima età moderna, di storia della mentalità, di storia degli ebrei europei, di geografia degli insediamenti ebraici in Italia. Con Anna Bravo è tra le maggiori studiose della condizione femminile nella Shoah: si pensi, soltanto, a Le donne e la Shoah di Giovanna De Angelis Avagliano, 2007. Tra le più acute testimoni della realtà ebraica del nostro tempo, Anna Foa è la prima donna ebrea a scrivere per l’Osservatore romano. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Ateismo e magia, Edizioni dell’Ateneo 1980; Giordano Bruno, il Mulino 1998; Ebrei in Europa. Dalla peste nera all’emancipazione XIV-XIX secolo, Laterza 2004; Diaspora. Storia degli ebrei nel Novecento, Laterza 2009; Eretici. Storie di streghe, ebrei e convertiti, il Mulino 2011; Andare per ghetti e giudecche, il Mulino 2014. Il suo ultimo volume è Gli ebrei in Italia. I primi 2000 anni (Laterza 2022).

Introduzione di Alberto Franchi, consigliere CCDC. A Brescia non vive oggi una comunità ebraica e questo secondo noi della CCDC è un peccato, perché crediamo nel valore della pluralità e consideriamo il dialogo con chi porta tradizioni diverse, una fonte di ricchezza. Siamo quindi molto grati ad Anna Foa che condivide con noi questa sera la sua vasta conoscenza della storia e dell’ebraismo per parlarci dei primi duemila anni degli ebrei in Italia. Facciamo nostro l’ottimismo implicito nel titolo, perché solo aumentando la conoscenza reciproca si superano i pregiudizi che sono sempre forieri d’incomprensioni e possono
sfociare in violenza, specie qunado strumentalizzati da una maggioranza verso una minoranza. Anna Foa è una storica. Ha insegnato Storia Moderna come professore associato all’Università di Roma La Sapienza, ha avuto incarichi come visiting professor presso università americane, tra cui l’Università del Michigan di Ann Arbour, e presso la Hebrew University di Gerusalemme. Si è occupata dapprima di storia del movimento cattolico italiano nell’età della Restaurazione e di storia della cultura nella prima età moderna. A partire dalla fine degli anni Ottanta si è dedicata alla storia degli ebrei e dei loro insediamenti in Italia e in Europa. Su tutti questi argomenti ha pubblicato numerosi libri, tra cui citiamo, solo per brevità, l’ultima sua opera: Gli ebrei in Italia. I primi 2000 anni, Laterza 2022.
Mi piace ricordare che la sua formazione religiosa, completata in età adulta, fu accompagnata dal rabbino Elio Toaff, grande figura dell’ebraismo italiano e protagonista del dialogo tra ebrei e cattolici. In qualità di rabbino capo della comunità di Roma accolse Papa San Giovanni Paolo II nella sinagoga di Roma nel 1986, in quella che fu la prima visita di un pontefice ad una sinagoga, cui seguirono quelle di Benedetto XVI nel 2010 e di Francesco nel 2016.
Anche Anna Foa è una persona del dialogo, infatti era nella attiva nella redazione di Donne, Chiesa, Mondo, supplemento dell’Osservatore Romano, come prima donna di religione ebraica. Segue e commenta l’attualità come opinionista per “Pagine Ebraiche. Il portale dell’ebraismo italiano”, “Avvenire”, e “GariwoMag”, la rivista online dell’associazione che promuove la creazione dei “Giardini dei giusti”, allo scopo di tenere viva la memoria del bene, cioè di quanti salvarono vite
umane da persecuzioni e stermini. (Ricordo i due incontri con Gabriele Nissim, il fondatore di Gariwo, avvenuti in questa sala nel 2011 e nel 2018) In questi ultimi quattro mesi, cioè a partire dall’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, e la conseguente risposta del governo di Netanyahu, gli interventi di Anna Foa, pubblicati da GariwoMag e Avvenire, sono stati illuminanti per molti lettori, che hanno potuto apprezzare la sua libertà di giudizio. In uno di questi articoli così interroga sé stessa e i lettori: “C’è ancora la possibilità di percorrere la via sempre più stretta che passa tra i sostenitori di Netanyahu e quelli di Hamas, di battersi ancora per la creazione accanto allo Stato di Israele di quello palestinese, per una civile convivenza tra israeliani e palestinesi, contro ogni razzismo e suprematismo, ma anche contro ogni terrorismo fondamentalista come quello di Hamas?” In un successivo articolo ci mette in guardia che se non si realizza quello che oggi è ancora il sogno della “coesistenza dei due popoli, qualunque forma possa assumere”, non resta che “un diverso sogno che porta solo morte in nome
di Dio, sia con Hamas che con la destra religiosa ebraica.” Se come dicevo in apertura a Brescia non c’è memoria di una comunità ebraica, purtroppo la Shoah ha toccato anche la nostra città e non possiamo dimenticare l’ingiustizia che subirono due nostri concittadini: Guido e Alberto Dalla Volta, padre e figlio, deportati e assassinati ad Auschwitz. Ma la vicenda di Alberto ha anche un altro risvolto, forse non così noto: è lui l’amico fraterno di Primo Levi, che ritorna in numerose sue pagine, senza che sia mai citato il cognome. Lo vogliamo perciò ricordare con la stessa definizione con cui Primo Levi lo immortalò in Se questo è un uomo: “Ho sempre visto, e ancora vedo in lui, la rara figura dell’uomo forte e mite, contro cui si spuntano le armi della notte”. Queste parole, anche a distanza di ottant’anni dalla sua deportazione, trasmettono l’incolmabile vuoto che questa perdita ha lasciato non solo nella famiglia, ma anche nella nostra città.