Il Volo, una storia di integrazione

Autori: Dolfo Nino

Breasciaoggi, 26.10.2010.

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«Le persone sono sempre più importanti delle storie»: è questa la frase pesante che rimane scolpita nella mente dello spettatore de «Il volo» di Wim Wenders, il mediometraggio che questa sera (ore 21) verrà proiettato nella sala polifunzionale dell’Università Cattolica di via Trieste nell’ambito delle iniziative della Cooperativa cattolico-democratica di cultura.
Nel film, prodotto dalla Regione Calabria e girato in 3D, il grande regista tedesco propone una riflessione politico-poetica quanto mai stimolante sul tema dell’immigrazione e dell’accoglienza. E lo fa alla sua maniera, intersecando finzione, realtà, making e soggettività d’autore. La stessa storia, che doveva essere un’altra, prende alla fine una nuova traiettoria. Badolato, un paesino della costa ionica calabrese, che in un passato molto remoto ha fatto da sfondo alle rotte di Ulisse, è oggi avviato alla decadenza e allo spopolamento. E’ rimasto un solo bambino, che non ha compagni con cui giocare a pallone. L’arrivo di un gruppo di immigrati, a bordo di un barcone, crea scompiglio nella piccola amministrazione locale. Il sindaco (Ben Gazzara, doppiato da Giancarlo Giannini) è favorevole a trovare una sistemazione a questi disperati venuti dal mare (il paese consta di 2000 posti letto e gli abitanti sono 350), ma il prefetto (Luca Zingaretti), burocrate ligio alle leggi, vede il problema in modo diverso.
A questo punto il film muta passo e finalità. Wenders rimane colpito dai volti e dalle testimonianze di tre ragazzini rom serbi e di Ramadullah, un piccolo rifugiato afgano che faceva tre ore di pullman per arrivare sul set. Il ragazzo dice a Wim: «E’ molto bello quello che stai facendo qui, ma noi siamo venuti fin qui solo per te, adesso sei tu che devi venire da noi a Riace, se no non sei una persona seria». Wenders, diventato attore di se stesso, accetta l’invito e rimane folgorato da una utopia fuori dal tempo e realizzata nel segno della tolleranza e dell’accoglienza. Nel paese di Riace gli immigrati hanno preso il posto lasciato dagli emigrati e il nucleo cittadino ha ricominciato a vivere. I rifugiati, sfuggiti a guerre, persecuzioni e conflitti religiosi, costituiscono oggi una risorsa economica, impegnati in molte attività produttive e artigianali. Il modello della Locride ci insegna che la speranza di una nuova umanità è ancora possibile.
Il film di Wenders sarà accompagnato dagli interventi di Claudio Gabriele, produttore esecutivo, e Domenica Lucano, sindaco di Riace. L’ingresso è libero.