Iraq: quale riconciliazione?

La conferenza con Jean Sleiman, Vescovo di Baghdad, e Riccardo Redaelli si è tenuta venerdì 20 novembre 2009 alle ore 20,45 nella Sala Bevilacqua, via Pace 10 – Brescia.

Monsignor Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad dei Latini, è nato a Jbeil (Byblos-Libano) nel 1946. Ha emesso la professione dei primi voti nell’Ordine Carmelitano nel 1962 ed ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1973.
Nell’Ordine ha ricoperto vari incarichi di responsabilità: direttore della scuola liceale di Hazmieh a Beirut (1975-1978), maestro degli studenti della Provincia (1975-1979), consigliere ed economo provinciale (1981-1984), priore della casa di Beirut (1984-1991), definitore generale dell’Ordine dal 1991 al 1997 e poi rieletto in seguito fino al 2003.
Parla l’arabo, il francese, l’inglese, lo spagnolo e l’italiano. Ha studiato in modo particolare il latino, ma anche il greco, l’ebraico e il siriaco.
Ha conseguito la Licentia Docendi in Sacra Theologia (1972) presso l’Università Cattolica di Angers (Francia) e il Diploma di Studi Teologici Superiori presso l’Istituto Cattolico di Parigi (1980).
Ha ottenuto la Licenza in Sociologia all’Università di Lione (1975) e il Magistero in Scienze Sociali all’Università Libanese di Beirut (1976).
E’ dottore in Antropologia Sociale e Culturale all’Università di Parigi V Sorbona (1983).
Ha contribuito a varie riviste di scienze politiche e sociali come pure a studi di spiritualità quali “Thérèse, l’Épouse de l’Agneau” (Parigi 1998); “Edith Stein, Testimone per oggi, profeta per domani”, (Roma, 1998).
E’ stato dal 1983 al 1991 docente ordinario di Scienze Sociali all’Università Saint Joseph dei Padri Gesuiti di Beirut e professore invitato di Antropologia Sociale del Medio Oriente all’Università Saint-Esprit di Kaslik.
Dal 1992 al 2000 è professore di Antropologia Sociale e Culturale al Teresianum di Roma.
Nominato arcivescovo, ha preso possesso della sede di Baghdad dei Latini nel marzo del 2001. E’ segretario della Conferenza episcopale irachena e presidente di Caritas Iraq.

Tra le sue pubblicazioni, “Nella trappola irachena” (Paoline, 2007): «La com-passione di un testimone che “ha provato la miseria” di un intero popolo sprofondato in un paradiso tristemente perduto. Una ferita, quella dell’Iraq, che oggi continua a sanguinare, a causa del clima di totale insicurezza e anarchia fatto di terrorismo cieco, rapimenti e uccisioni brutali, attentati contro moschee e chiese, piazze e mercati, forse alleate e forse irachene. Persone, famiglie, storie, volti e nomi. Monsignor Sleiman, arcivescovo latino di Baghdad, racconta il dramma quotidiano dei cristiani iracheni, Ingiustamente accusati dai più estremisti di essere al servizio degli occupanti americani, ignorati dai giochi politici interni, in centinaia di migliaia scelgono l’esilio perché divenuto stranieri. Stranieri nella loro terra. Dopo aver ricordato la secolare grandezza, oggi dimenticata, del contributo fornito dal cristianesimo al patrimonio iracheno, l’Autore analizza le cause religiose, storiche e sociali che hanno portato i seguaci di Gesù al disincanto nei confronti delle speranze di libertà e aspettative dall’Occidente. Denunzia la “dhimmitudine”, quella sottomissione perversa a cui i non musulmani dei Paesi islamici sono costretti per godere del diritto di vivere nel loro Stato. Smentisce riduttive classificazioni sul regime di Saddam e sul contesto del dopoguerra. E,soprattutto, invita a una riconciliazione con la modernità e con l’altro, dentro e fuori l’Iraq. Una finestra per affacciarsi sul mosaico della realtà irachena al di là dei luoghi comuni. Un vibrante appello alla riconciliazione nazionale e all’autodeterminazione» (dalla seconda di copertina).

Riccardo Redaelli è professore associato di “Storia delle civiltà e delle culture politiche” e docente di “Geopolitica” e di “Cultura e civiltà del Medio Oriente” presso la Facoltà di Scienze Linguistiche e Letterature Straniere dell’Università Cattolica del S. Cuore di Milano.
E’ altresì:
– Direttore del “Middle East Program” e del “Central-South Asia Program” del Landau Network-Centro Volta di Como (LNCV);
– Responsabile scientifico del Progetto del Ministero degli Affari Esteri italiano per l’assistenza all’Iraq “Engaging Iraq’s Science and Technology Community Priorities: Redirection and Retraining of Iraqi Scholars and Scientists”;
– Associate Researcher presso l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) di Milano;
– Membro del Consiglio Scientifico del Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente (CIPMO), di Milano;
– Socio fondatore e membro del Consiglio direttivo di “Asia Maior”;
– Editorialista del quotidiano “Avvenire”.

Fra i suoi principali lavori: “The Father’s Bow: the khanate of Kalat and British India (19th-20th Century)”, Manent 1997; “Taliban afgani e vie del petrolio. Alle radici della frammentazione di una società plurale”, ISPI-Working Paper 2000; “Il Golfo Persico e la “questione energetica”. Una prospettiva geopolitica, in Plures, Il Grande Medio Oriente. Il nuovo arco dell’instabilità”, Egea 2002; “Il Fondamentalismo islamico”, Giunti Editore, 2007; “L’ Iran contemporaneo”, Carocci, 2009.

“Il Fondamentalismo islamico”, Giunti Editore, 2007.
Il libro traccia la storia e le caratteristiche dei movimenti che fanno del richiamo al Corano e a un mitizzato “vero islam delle origini” il nucleo del loro messaggio politico-ideologico. Precisa i contorni di una galassia di organizzazioni che hanno cercato di mobilitare grandi masse nella conquista del potere. L’applicazione della legge religiosa islamica, la preminenza assunta da moschee e scuole coraniche e una visione rigorista e dogmatica del culto islamico hanno condotto, nell’Iran sciita, nell’Afghanistan dei Taliban e in Sudan, alla nascita di regimi teocratici. Fenomeni piuttosto recenti, anche se dalle premesse dottrinali e ideologiche ben più antiche, l’attivismo e la presenza mediatica dei movimenti islamico-radicali sono oggi fattori che condizionano il quadro politico internazionale.

“L’ Iran contemporaneo”, Carocci, 2009
Nonostante siano passati trent’anni dalla tumultuosa nascita della repubblica islamica, l’Iran rappresenta ancora oggi un puzzle complesso e difficilmente interpretabile. Il libro ricostruisce le intricate vicende storiche e politiche che hanno portato alla creazione della repubblica islamica, con il predominio del clero sciita militante, e alle successive trasformazioni della società iraniana, che hanno diviso l’élite di potere post-rivoluzionaria in fazioni contrapposte, con ideologie e obiettivi profondamente divergenti. Nonostante le contraddizioni interne, l’ostilità statunitense e la grave crisi economica che attanaglia il paese, l’Iran è in questi anni tornato a essere uno dei paesi chiave del Medio Oriente, sfruttando con abilità le crisi regionali in Afghanistan, Pakistan e Iraq.