La questione femminile: uguaglianza nella differenza

Domanda: Oggi si parla molto di genere; secondo lei c’è una specificità dell’essere donna? Che cosa differenzia il femminile dal maschile? È solo una questione culturale o c’è anche una componente biologica e connaturata?

Lucetta Scaraffia: È evidente che le condizioni biologiche di base determinino il modo di vedere il mondo. Le donne hanno un corpo che funziona molto diversamente da quello degli uomini, questa è una realtà che va al di là della costituzione di genere, è un dato biologico, che segna il corpo della donna con delle date precise, che sono il menarca, le mestruazioni, la gravidanza, l’allattamento e la menopausa. Gli uomini non hanno date così evidenti, che segnino in modo così forte la loro vita. Le donne hanno una diversa concezione del tempo, perché sia il ciclo mestruale che la gravidanza, mostrano alla donna che il tempo è qualcosa che non possono controllare, noi donne abbiamo delle dipendenze dal ciclo temporale a cui siamo sottoposte, dobbiamo organizzare la nostra vita tenendo conto di questo. L’idea che non esista una specificità femminile è uno sbaglio di ordine ideologico, completamente astratto dalla realtà, uno sbaglio che non tiene conto delle condizioni materiali della vita e uno sbaglio che nasce su un errore fondamentale, ovvero credere che l’uguaglianza fra gli esseri umani si possa realizzare solo se non ci sono differenze. L’uguaglianza, invece, può coesistere con le differenze, ma siccome in passato queste differenze sono servite a emarginare le donne adesso si vuole affermare che non esistano.

Domanda: Dal ‘68 c’è stato un lungo percorso di conquista per i diritti delle donne, conquista che ancora non si è conclusa. Come vede lei la situazione attuale?

Lucetta Scaraffia: Abbiamo assistito ad una rivoluzione straordinaria, in pochissimo tempo, quasi mai ci sono dei rovesciamenti delle condizioni di potere in tempi così brevi, anche se ovviamente questo rovesciamento ha dei costi, comporta delle vittime, come tutti i cambiamenti storici repentini, e non tutti riescono a stare al suo ritmo. Io non sono d’accordo nel dire che il diritto principale su cui si fonda la libertà delle donne sia il diritto d’aborto, penso che debba essere legalizzato e non perseguito legalmente, ma penso che questo non sia il punto su cui si fonda la libertà delle donne. Ritengo sia molto sbagliato quello che hanno detto e fatto i movimenti femministi quando hanno fondato sul diritto d’aborto la libertà delle donne. È molto triste. Ovviamente la colpevolizzazione della donna per quanto riguarda l’aborto è una cosa spaventosa e davvero molto grave. Il diritto che secondo me ha veramente segnato la libertà delle donne è quello relativo allo stupro e alla violenza sessuale, perché prima era considerata una trasgressione della legge del pudore sociale e la donna come vittima scompariva. Grazie alla lotta delle donne lo stupro è diventato un’offesa contro la libertà della donna e la donna è stata riconosciuta come vittima. Questo ha segnato una svolta nella storia del diritto e questo cambiamento ha permesso il riconoscimento anche di altre vittime, come gli omosessuali, gli handicappati ecc. Si sono ampliati i diritti della vittima. Questo cambiamento è determinante. Si crea, come afferma il filosofo Marcel Gauchet, una nuova morale materna, che ha sostituito la morale paterna e che è quella che dà voce ai diritti individuali, è un cambiamento che sta toccando tutta la società.

Domanda: Dal 2012 al 2019 lei ha diretto Donne, Chiesa, mondo, il mensile al femminile dell’Osservatore Romano. La mia domanda riguarda il rapporto tra la donna e la chiesa cattolica oggi.

Lucetta Scaraffia: Grazie a questa rivista siamo venute a conoscenza di condizioni all’interno della Chiesa di cui non avevamo idea. Come le condizioni delle suore serve, che vengono mandate nelle case di sacerdoti, cardinali e vescovi, non pagate, non soggette alle regole di un normale lavoratore, sfruttate e trattate come serve. L’altra drammatica realtà emersa dalle lettere delle suore è quella degli abusi sessuali. Questi casi di servitù possono infatti trasformarsi in abusi sessuali e anche se le suore denunciano ciò, la chiesa è sorda e non interviene. Queste suore devono abortire in modo clandestino. Situazione drammatica e spaventosa di cui noi abbiamo parlato nelle nostre riviste e le suore hanno ringraziato in ogni modo. La situazione della donna all’interno della chiesa cattolica non può cambiare mettendo qualche donna qua e là nei pontifici consigli, la situazione cambierà solo quando questo problema degli abusi sessuali verrà riconosciuto e perseguito. Finché esiste questo zoccolo duro di abuso le donne nella chiesa non saranno mai rispettate.

Domanda: Nel Novecento ci sono state figure luminose di donne che hanno dato risposte efficaci a diversi interrogativi, tutte legate, a loro modo, alla mistica. Possiamo parlare di una forma di spiritualità femminile e, se sì, quali sono i suoi tratti.

Lucetta Scaraffia: La mistica è stata una via percorsa dalle donne più che dagli uomini perché alle donne erano precluse tutte le altre vie e forse perché le donne hanno una capacità maggiore di offerta di sé. Nel Novecento sembra essere nato un nuovo tipo di mistica, sempre femminile, di donne che però hanno anche avuto una vita normale, non solo religiose. Sono diventate mistiche grandi intellettuali. Ci sono state delle donne che hanno avuto il coraggio di percorrere la via dell’unione del rapporto diretto con Dio senza cancellare tutte se stesse e questo è sicuramente un aspetto molto importante del femminismo.

Domanda: Nel suo libro La fine della madre lei anticipa delle riflessioni su temi che ora sono molto scottanti, come l’utero in affitto e il diritto al figlio. Cosa può dirci in proposito?

Lucetta Scaraffia: Penso che ci sia stato tutto un passaggio nato dalla legalizzazione dell’aborto, per cui il feto è diventato, senza più la protezione della madre, un oggetto scientifico. Ciò ha aperto la strada alla procreazione assistita che si basa sulla creazione di un embrione in un laboratorio scientifico e quindi al di fuori del ventre materno e non più protetto dalla sua mamma. L’embrione può quindi essere inserito nel ventre di un’altra donna e poi venduto a persone che non sono i suoi genitori. Vengono appositamente creati per essere abbandonati e dati ad altri genitori, situazione molto diversa dall’adozione di bambini che per disgrazia si trovano senza famiglia. La disgrazia viene qui creata all’interno di un mercato molto lucroso, tenuto in piedi da agenzie apposite. E nessuno dice una cosa di grande importanza: per far sì che questo embrione attecchisca la donna si deve sottoporre ad un bombardamento ormonale che non farà bene alla sua salute e a quella del bambino, che è ormai diventato un prodotto. Io lo trovo un attacco alla figura materna. Un’ingiustizia spaventosa.

Nota: Trascrizione, non rivista dall’Autore, della video-intervista parte della giornalista Laura Fasani e di Marta Perrin alla professoressa Lucetta Scaraffia messa in onda nel sito www.ccdc.it in data 8.3.2022.