L’ordine razonale del paese della luna

In tempo di fervore europeistico, può essere utile una riflessione anche sul nome dell’ Europa. Da dove viene? Che cosa significa? Ha a che fare col nome di quella ragazza fenicia, Europa appunto, che viene rapita da Zeus tramutatosi in toro e portata in Occidente?
Diciamo subito che il nome Europa è greco; esso è composto da una prima parte, che è una radice che significa "ampio, spazioso" e una seconda parte di controversa interpretazione, che dovrebbe indicare "la faccia, il volto"; però, secondo altri glottologi questa seconda radice va intesa in modo diverso e si riferirebbe all’ "acqua". Allora, se è vera la prima ipotesi, il significato etimologico di Europa in greco sarebbe "dall’ ampio volto"; in alternativa, invece, significherebbe "dalle grandi acque", in riferimento al Mediterraneo e alle terre circostanti.
Nel tentativo di risalire più in su nella ricerca etimologica, si è cercato al di fuori del mondo greco una spiegazione linguistica del nome dell’ Europa: e lo si è collegato spesso con la voce ebraica ereb che, come altre parole semitiche contenenti la medesima radice, significa "sera, tramonto, oscurità". Questa parola sarebbe stata allora introdotta dai Fenici che, una volta allargatisi territorialmente dalla Siria al bacino del Mediterraneo, avrebbero indicato come "terre del tramonto, dell’ oscurità" tutte le zone a ovest della loro madrepatria. I Fenici avrebbero fatto allora qualcosa di analogo a ciò che fecero i Greci indicando l’ Italia col nome di Esperia: era per loro la terra della sera, là dove il sole tramonta.
Questa etimologia semitica, fatta propria dall’ Enciclopedia Italiana alla voce Europa sin dal 1932, ha goduto di un certo favore, anche perché faceva riferimento alle stesse zone geografiche (la Siria fenicia, il Libano) dalle quali proveniva l’ eroina Europa del mito; ma oggi la glottologia non crede che sia più possibile collegare il nome greco con quello ebraico e la connessione con ereb, l’ oscurità, è caduta.
Si è cercato allora di capire qualcosa di più grazie alla figura di Europa, la figlia (o sorella, il rapporto di parentela non è chiaro) di Fenice, mitico re della Fenicia. La leggenda narra che Europa era scesa dalla città alla spiaggia a giocare con le coetanee, quando era stata affascinata dalla vista di un toro bellissimo e dal misterioso profumo di zafferano, che non era altro che Zeus, in uno dei suoi numerosi travestimenti in forma di animale. Europa osò salire sul dorso del toro, che si diresse allora a nuoto fino all’ isola di Creta. Qui avvenne l’ unione tra i due, da cui nacquero tre figli, tra i quali il celebre Minosse, giudice infernale.
Gli interpreti del mito sono propensi a vedere in questo travestimento di Zeus il segno di una natura divina che è propria del cielo notturno: di conseguenza, se Zeus è il cielo oscuro, Europa è invece la corrispondente femminile, quindi la luna, che al cielo si unisce. Del resto anche la sua origine fenicia lo confermerebbe, dato che Europa è nel mito, come già visto, la sorella di Fenice, che significa "rossastro", e che perciò in termini astrali indica il sole.
Se dunque Europa è realmente la luna, ben le si addice quell’ interpretazione del nome come "dal grande volto" che, come abbiamo detto, è la prima etimologia greca della parola Europa; ma perché il continente abbia assunto questo nome dalla ragazza fenicia, resta per noi un mistero, almeno per gli studi attuali.
Non è invece difficile ritrovare nella letteratura greca le prime attestazioni del nome geografico dell’ Europa: tra le più antiche testimonianze possiamo ricordare l’ inno pseudo-omerico ad Apollo, e, nel quinto secolo a.C., i poeti Eschilo e Pindaro, presto seguiti dallo storiografo Erodoto.
Si nota, leggendo per la prima volta il nome dell’ Europa, che in origine esso indicava una porzione molto limitata di territorio, cioè la sola Grecia non peloponnesiaca. Poi il nome si estese all’ intera Grecia, e in Erodoto esso divenne il continente che conosciamo, in alternativa a quello asiatico. L’ allargamento geografico è perciò graduale, mentre la coscienza dell’ identità europea appare chiara sin dalla tragedia di Eschilo del 472, intitolata i Persiani e dedicata allo scontro epocale tra Ateniesi e alleati da una parte e i popoli dell’ Asia dall’ altra.
Nei Persiani appare chiara la concezione dell’ Europa come entità diversa dal mondo persiano, perché la vita che vi si svolge è basata su valori che risultano differenti o addirittura alternativi a quelli in vigore nel mondo orientale. Da questa parte del mare ci sono per Eschilo la libertà e la democrazia, dall’ altra il dispotismo e la monarchia assoluta; Grecia ed Europa significano razionalità e ordine, mentre l’ Oriente è la terra del caos scriteriato.
Sono contrapposizioni sentite in forma radicale, e come tali certamente un po’ forzate: tuttavia esse hanno consentito agli uomini greci e, più in generale, agli europei, di trovare nel canto di Eschilo la lontana genesi dell’ autocoscienza europea.

Giornale di Brescia, 19.2.1999.