Medea – Performance teatrale di Patricia Zanco

Su iniziativa del Centro Teatrale Bresciano Teatro Stabile di Brescia e della Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura, in collaborazione con Fondazione Etica, giovedì 25 ottobre 2012 alle ore 21 nella Chiesa di San Cristo, via Piamarta n.9 a Brescia PERFORMANCE TEATRALE di Patricia Zanco della tragedia in versi “MEDEA” di Franca Grisoni. Il testo è in italiano e in dialetto sirmionese.
Regia scena drammaturgia di Patricia Zanco e Daniela Mattiuzzi, musiche di Braga / Fiocco, luci di Fede Fracasso. Produzione fatebenesorelle teatro. L’ingresso è libero.

Franca Grisoni (1945) scrive nel dialetto di Sirmione. È autrice di raccolte edite da San Marco dei Giustiniani, Einaudi, Scheiwiller, L’Obliquo, Interlinea e Morcelliana, premiati con il Bagutta, Viareggio, Biagio Marin, Salvo Basso, Tirinnanzi e Ponte di Legno Poesia. A Poesie (2009), che raccoglie i suoi versi fino al 2009, seguono Compagn (2012), L’ös (2013), Crus d’amur (2016), Il filo srotolato (2021). Ha scritto anche testi di teatro (Passiù, 2008; Medea, 2012), saggi e l’antologia Alzheimer d’amore (2017). Si sono occupati della sua poesia in forma di prefazioni e postfazioni ai suoi libri: Pietro Gibellini, Franco Brevini, Giovanni Tesio, Giacomo Canobbio, Marco Trabucchi, Giuseppe Langella, Arnoldo Mosca Mondadori, Elena Maiolni e Cesare Garboli. Collabora a giornali e riviste. (pordenonelegge.it – 2021)

Sintesi. Dopo aver perso tutto, l’amore, la casa, i figli, un regno intero, dopo la vendetta, Medea se ne va. Μήδεια – Medea è il Mito da noi indagato perché con la sua astuta intelligenza fa esplodere il sistema politico marcio, è un’indignazione sottile la sua, è una straniera ed è sapiente, definita Barbara perché venuta da altra cultura. Lei critica aspramente la società greca (patriarcale) che si fonda sugli inganni, sulla menzogna. La sua indignazione diviene efficace, lei vede, patisce l’abbruttimento e non lascia nessuno scampo ai potenti. Ma si assume la responsabilità delle sue azioni. Lei non appartiene al sistema malato, non ne è contaminata né compromessa. Lo sguardo di Medea è l’altro sguardo o lo sguardo dell’altra, di chi arriva da fuori, e fa paura. Infatti, Creonte non accoglie dentro la sua casa/città la straniera ma la lascia fuori dalle mura e poi la esilierà per paura. E’ la paura che una presenza non implicata ne sveli gli intrighi velati. Anche noi oggi siamo sorpresi nella fatica di comprendere chi è diverso perché portatore di altra cultura, altra religione, altro color di pelle e altra lingua.
Il viaggio è altro tema centrale: partire, lasciare la propria terra, gli affetti. Davanti c’è il mare che con il suo moto perpetuo annoda e scioglie i destini di coloro che lo attraversano, uomini e donne in balia delle onde, di false promesse come riflesso dell’azzurro più azzurro. Si schiantano presto i sogni e le speranze, si ritrovano a riva come schiuma ammutolita.
La tragedia si spinge in un incrocio di tempo e spazio dove il presente erompe inattuale, per reagire al vuoto pieno di rinunce, assordato dalle menzogne, abitato da speranze deluse. Un vuoto riempito dall’opulenza e dall’indifferenza come addormentamento sociale, nella noia senza poesia dove i sogni si infrangono.
Dal caos ascoltiamo le voci dei figli, e fanno paura, fanno paura le loro domande che cadono nel vuoto. Nello spettacolo vi è un’oscillazione tra memoria e presente, utilizzando un alfabeto in cui l’espressione è percettiva: il dialetto, la musica, l’italiano, il greco in un’alchimia che scuote insieme antico e contemporaneo con immagini dove il silenzio è il passo lento del sogno o dei possibili non ancora perduti.
In particolare la musica come antagonista di Medea è voce tra le voci del testo, un elemento di ulteriore drammatizzazione dell’opera, nello spirito dell’antica e della nuova tragedia mediterranea. Sul palco, lastre di ferro vibranti, compongono una pancia sonora di disorientamento, la cui oscillazione produce suoni, vibrazioni, squarci che interrompono ogni linearità narrativa e che aprono a dimensioni interiori impreviste. In una lucida e furiosa denuncia dell’inganno del tradimento intimo e sociale, Medea è tra due mondi. Ferita nell’anima e nella dignità urla il suo canto dialogando con le lastre sonore che rimandano come un’onda d’urto allo spettatore evocazioni mitiche e contemporanee insieme).