Montini e lo scautismo. Elogio del gioco che educa ai valori

Giornale di Brescia, 4 marzo 2015

Le Edizioni Studium, da qualche anno rinnovate nell’articolazione delle collane e nella grafica delle pubblicazioni, hanno pubblicato un volume dedicato a un aspetto particolare del mondo degli scout: Giovanni Battista Montini e lo scautismo, opera pregevole di Paola Dal Toso. Il nuovo libro coniuga dunque l’interesse per il metodo di Baden Powell con la dedizione della Studium alla vita e alle opere del pontefice bresciano.

Al centro del volume stanno dunque le attenzioni di Montini-Paolo VI per lo scautismo. Varie sono le testimonianze, che risalgono sia al periodo romano presso la Segreteria di Stato, sia a quello milanese dell’episcopato, sia al pontificato. Già i Discorsi e scritti milanesi, che raccolgono tutti i testi montiniani degli anni 1954-1963, presentano alcuni suoi interventi sulla materia. Ebbene, fin dal titolo di alcuni di questisi colgono alcuni suoi giudizi significativi: “Lo scautismo è buono”, “I nostri esploratori resistono” (a che cosa? allo scadimento educativo generale nell’età giovanile), “Un metodo valido”.

Nel libro della Dal Toso è ricca di testimonianze anche la sezione degli interventi da pontefice, soprattutto in occasione di udienze, o in messaggi e lettere. Ma più interessante, almeno dal punto di vista storico, è la prima parte: qui l’autrice affronta la questione dei difficili rapporti tra il movimento scautistico e la dirigenza nazionale dell’Azione Cattolica di allora, nella persona di Luigi Gedda, nei primi mesi e anni dopo la caduta del Fascismo. Si contrapponeva la rivendicazione di autonomia da parte del movimento scout da un lato, alla volontà di inquadrarne le forze nei rami giovanili dell’Azione Cattolica, dall’altro. Con le tensioni che ne derivarono, nelle quali emerse l’opera di mediazione svolta da Montini: certamente fedele al suo ruolo di sostituto della Segreteria di Stato, ma sottilmente favorevole alle posizioni autonomistiche e, in generale, alle metodologie educative dello scautismo, che stava rinascendo dopo la soppressione voluta dal Fascismo.

Dal punto di vista della condivisione dei valori educativi, Montini esplicita bene la sua posizione nel citato discorso “I nostri esploratori resistono”. Qui egli pone a confronto la disciplina familiare e collegiale, quando è basata sulla severità astratta, al metodo scout come “stupendo gioco organizzato per la creazione di personalità forti e aperte alla solidarietà, al servizio, ad essere sempre pronti”. Sempre pronti, poi precisa, per rispondere alle necessità dei tempi, il che comporta anche la bontà e opportunità della “scelta politica, sociale, culturale, economica, assistenziale”. Affermazioni allora insolite, coraggiose e di sapore profetico.