Pianeta da salvare (intervista a Roberto Battiston)

Se gli effetti del mutamento climatico avevano già costretto i governi di tutto il mondo a riprogrammare le politiche energetiche, ulteriori shock come la crisi pandemica e la guerra in Ucraina hanno indotto gli Stati a rivedere rapidamente i propri piani. Il tema della responsabilità del presente e della ricerca di soluzioni immediate per uno “sviluppo sostenibile” è dal 2019 alla base del progetto FUTURA – Economia per l’ambiente di Camera di Commercio di Brescia e Probrixia, che continua il ciclo di incontri Etica e Filosofia della sostenibilità, in collaborazione con Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura, Fondazione Brescia Musei e Università Statale di Brescia. Quali principi dovrebbero guidare le scelte dei Paesi per minimizzare gli effetti del cambiamento climatico, senza bloccare il progresso della società? È Roberto Battiston, ordinario di Fisica Sperimentale dell’Università di Trento, ex presidente dell’Agenzia spaziale italiana, a dialogare con il Rettore Maurizio Tira, nel secondo appuntamento Le sfide etiche e sociali del cambiamento climatico, venerdì 6 maggio, ore 18, nella sala White Room del Museo Santa Giulia.

L’alto livello di benessere di una popolazione così numerosa va gestito con intelligenza e risorse innovative poiché rischia di creare vantaggi per pochi a breve termine e svantaggi a carattere globale su lungo periodo. La politica fatica a capire quali parti della struttura industriale su cui poggia la società moderna debbano essere messe in discussione, ma deve partire da fondamenti concreti. Il giorno della Terra ricorda che consumiamo più di quel che può restituire già nei primi tre mesi dell’anno. Dobbiamo interagire con il pianeta considerando che siamo 8 miliardi e che abbiamo tecnologie disponibili per riequilibrare il sistema, correggere gli effetti del nostro sviluppo, chiamando in causa la ricerca, senza slogan e posizioni ideologiche. Bisogna produrre meno CO2 e ancor più estrarre quella immessa nell’atmosfera, ma per questo le tecnologie sono in via di sviluppo e i ritorni economici non sembrano così convenienti.

La dipendenza dal gas russo ha costretto a ripensare velocemente l’approvvigionamento delle materie prime. Ci sono vie alternative al carbone e alla subordinazione a Mosca?

La guerra è disastrosa, ma come il Covid spinge a trovare soluzioni diverse, rendendo più convenienti forme di energia rinnovabili. Il cambiamento di strategia globale porta attenzione sull’insensato equilibrio dello sfruttamento delle risorse al di là degli equilibri politici. Solare, eolico, nucleare possono essere molto convenienti, facendo investimenti in questi settori. Il mercato ha reagito comprando gas altrove (Algeria e USA), ma deve puntare verso il rinnovabile, per non essere schiavi di logiche politiche insostenibili come nel caso russo.

Dopo Glasgow pensa ancora che un approccio che concili ambiente e progresso sia realmente possibile? 

Un modello economico che prevede solo una crescita costante non è sostenibile a lungo. Sono rilevanti gli obiettivi e le modalità di crescita, poiché possono provocare un incremento del divario sociale o la concentrazione di ricchezze nelle mani di pochi. Gli incontri sul clima evidenziano la difficoltà di cambiare tale modello, ma è necessario ridefinire i valori su cui basare la società. La sfida non è “decrescere”, ma ridistribuire, riorganizzare, ripensare i valori delle società e come proteggerli.