Plinio il Giovane tra senso dello Stato e gusto del privato

Sopra Menaggio, nella splendida cornice di Villa Vigoni – che è proprietà del governo di Berlino, ma deputata istituzionalmente a incontri italo-tedeschi di buon livello sia politici (come quello di pochi anni fa tra i due Presidenti della Repubblica) che culturali – a fine maggio 2002 si è svolto un Convegno di studio su Plinio il Giovane e il suo tempo. Di questo sono usciti adesso gli atti col titolo Plinius der Jungere und seine Zeit, a cura di E. Lefèvre e L. Castagna, per i tipi dell’editrice Saur di Monaco-Lipsia, ma con finanziamento italiano. Si tratta di un elegante volume rilegato di ben 344 pagine con venti contributi. La scelta del tema non è solo un omaggio internazionale a un autore locale. L’edizione precedente del Convegno era stata dedicata alla letteratura e alla cultura dell’età neroniana. Gli Atti di quel convegno, dal titolo Pervertere: Aesthetik der Verkerung sono stati pubblicati dalla medesima editrice nel 2002 a cura di L. Castagna e G. Vogt Spira. La struttura del convegno è la stessa: vi partecipano, in numero uguale, su invito, studiosi italiani e tedeschi specialisti del settore. Le relazioni pubblicate sono la revisione e l’arricchimento di quelle presentate, da ciascuno nella sua lingua, su testo provvisorio alle sessioni di lavoro per essere discusse. Nel caso del convegno più recente la focalizzazione su un solo autore è dovuta alla sua caratteristica di rappresentare e documentare (talvolta come fonte unica) molteplici aspetti della sua epoca, come già l’intitolazione suggerisce. Plinio il Giovane non è molto noto nella cultura generale. Eppure è un uomo politico, che percorre diligentemente l’intera carriera degli onori, fino al consolato e al proconsolato, ma avverte bene la vacuità di cariche pubbliche ormai private del loro contenuto reale, e non solo con imperatori despoti, come Domiziano, ma anche con l’«ottimo principe» Traiano. In fondo gli incarichi più seri sono quelli eminentemente amministrativi. Il più elevato, ma non l’unico, è quello di legato imperiale in Bitinia, dove viene mandato per controllare e riordinare appunto l’amministrazione di città dotate di una certa autonomia. Di questo incarico, svoltosi tra il 110 e il 112, ma interrotto da una morte prematura, egli ci ha lasciato un documento prezioso nel libro decimo del suo epistolario. Tutti i problemi via via incontrati vengono illustrati a Roma. Si tratta di questioni finanziarie e legali, di opere pubbliche e di procedimenti giudiziari, tra i quali anche il processo ai Cristiani. Così impegnato negli affari pubblici e privati (era anche un grande imprenditore agricolo e un celebre avvocato) Plinio cerca di riempire con l’attivismo il vuoto, che il cittadino romano sente quando la vita politica non può più rappresentare l’orizzonte ultimo per l’uomo. Tuttavia la crisi in lui è viva come è diffusa nella coscienza generale, anche se al pessimismo radicale dell’amico Tacito Plinio cerca di sostituire un ottimismo della volontà, che gli deriva forse anche dall’individuazione di nuovi spazi spirituali. Non arriva né alla filosofia né alla religione, ma scopre i valori della vita familiare e amicale, apre agli interni domestici e scopre le virtù nascoste, che considera preparazione a quelle civiche, anche nell’universo femminile. Questo nuovo mondo è rappresentabile nella letteratura, alla quale Plinio si rivolge anche attraverso le analogie con la retorica, fino allora considerata solo lo strumento pratico della vita pubblica. Proprio questa complessa condizione, nel contrasto fra il perdurare della coscienza del dovere civico e l’anelito ad altri valori, la riflessione sullo stato presente e il compito di promuoverne il miglioramento, rendono lo scrittore uno specchio fedele di un’età, che conosce alterne fortune, ma è comunque di crisi, anche in senso buono. Il convegno di Villa Vigoni ha effettuato un’ampia e rigorosa ricognizione su molti aspetti della vita dell’uomo e della sua società. In questa sede non è possibile una rassegna dei singoli contributi e tanto meno una loro selettiva valutazione. Una prima indicazione per il lettore può essere offerta dalla divisione in sezioni operata dai Curatori: Letteratura, Retorica, Valori, la Transpadana, Traiano, la storia e l’economia, le Ville. Questo indice può anche dir poco, se non si va poi ai singoli contributi e alle interconnessioni. Le ville per esempio non sono soltanto il raffinato rifugio dalle noie della Capitale e l’ambiente di una solitaria ispirazione, perché sono anche centro di attività agricole e di commercializzazione dei prodotti, quindi si collegano direttamente al tema dell’economia italica del tempo, in fase di trasformazione e di adattamenti. Plinio ha sensibilità e competenza in materia. La sezione sulla Transpadana costituisce un affresco dell’Italia Settentrionale e dei suoi uomini. I rapporti con Traiano comportano il problema di una libertà limitata e quello nuovo dei Cristiani nell’Impero. La sezione su valori e ideali scava a fondo nel modello umano e morale di Plinio, che è diverso da quello tradizionale. Anche a chi ha già avuto occasione di avvicinare Plinio, e non solo per qualche lettera famosa, come quelle sull’eruzione del Vesuvio o sulle sorgenti del Clitunno o sugli schiavi o sui cristiani, apparirà sorprendente la ricchezza del quadro, nel quale si colloca il personaggio in rapporto con la sua epoca.

Giornale di Brescia, 23.4.2004.