Poesie

Invocazioni

1. Attesa

Lascia che veda, Signore,
gli occhi tuoi tanto desiderati
ch’io porto
abbozzati nel cuore.

2. Per essere con te

Per essere con te
nella tua pace,
nell’increata Luce che non muore
penetro per il tunnel della morte
senza paura.

3. Magnificat

Giorno per giorno
donami a te
e io ti farò grande
nell’anima mia.

 

Attimo d’esultanza

Sul fiume incombe immobile
il piombo delle nuvole.
Ma un raggio di sole
improvvisa un lago di luce.

 

Partenza

In treno – astrazione sublime –
mi torni dinnanzi
col tuo viso,
le tue ciglia sottili,
la tua bocca colma di baci.

Ormai sono lontano,
ma l’essere tuo
arde già in me
nel desiderio di farsi canto.

 

Quando ad ascoltare mi sorprendo

Quando ad ascoltare mi sorprendo
i sogni del cuore,
rivivo gl’istanti felici,
annidato tra le tue ginocchia,
bevo il tuo respiro,
indovino nel buio le tue pupille,
ti grido «Grazie, grazie, grazie».

 

Se tu piangi

Se tu piangi
son colmi di rugiada
gli occhi tuoi.

 

No comment

Nel mezzo del sogno,
non percepito che dal cuore,
s’alza un muro invisibile
invalicabile:
il «no comment» implacabile
alle questioni
dell’io profondo.

Ed ora che lo avverto,
non ho più mani per dipingere
quel che mi canta dentro.

Ridi, ridi pure di me.
Ho tante cose che non oso dirti.
Ho tante cose che non mi lascerai dire.

 

Se in te m’accogli

Se in te m’accogli
chino sul seno dell’amata,
vedrai un uomo
ascoltarsi nascere

 

Non voglio

Non voglio l’oblio
che tutto involva
nella meccanica corrosione
del tempo spazializzato.
In durata reale
con tutta l’anima
rivivere dobbiamo
l’ora solare del sogno.
Vedrai il tuo uomo
chino sul seno dell’amata
ascoltarsi nascere
sempre di nuovo.

 

Stato nascente

Da te sola mi viene
l’ebbrezza commossa
che nasce
dalla percezione d’un sentimento
ch’è sempre
allo stato nascente.

 


Il senso della vita

Nello scacchiere
della mia vita
solo tu puoi
comporne il senso.

 

Immortalità

Estasiati
in un’immensa Aurora,
gli occhi chiusi quaggiù,
vedono ancora.

 

Sine glossa

La mia forza
è starmene solo
in compagnia
del Nuovo Testamento,
aperto all’evidenza
del mistero.
Nel silenzio che ascolto
germina
il “sì” al divenire
pronto all’azione.

 

Possibilità nullificatrici

Spesso accendiamo
i fari abbaglianti delle illusioni
per correre a più non posso
nella nebbia del nulla.

 

Notte settembrina

Tra gli alberi
alita un sospiro di vento.

La luna
anticipa l’alba di perla
dell’ultima estate.

 

Profondità della sera

In fondo all’anima
ci si guarda meglio
quando tutt’intorno
si vedono le cose
un poco meno.

Ricanta la musica dentro
quando gli strumenti
non suonano più.

Silenzio d’una sera
senza televisione
fido specchio
mi restituisce i tratti
dell’uomo interiore.

 

Disonore

Un bambino infelice:
ecco il disonore
dell’umanità.
A ogni bimbo tocca
il suo raggio di sole.

 

Vita

Chi
più
sa
patire,
più
vive.

 

Primavera in Puglia

Sopra l’immensa
distesa di mandorli
appena sbocciati,
l’azzurro purissimo
del cielo.

E nell’anima
irrompe l’Infinito.

 

Vorrei

Vorrei che nell’affilata
Certezza delle tue parole
ci fosse almeno l’eco
d’un «no» gridato a te stessa.

 

Speranza certa

Non dire che le stelle
sono morte quando
la nebbia ti cancella il cielo.

 

Desiderio

Indicibile vibra il desiderio
d’una nuova struggente tenerezza,
che fa pensare all’erba dell’aprile,
al primo verde d’un salice.
Ed è invece novembre.

 

Ciò che rimane

Le parole
se ne vanno
restano
i silenzi.

 

Ascolto

Vorrei sederti accanto
ad occhi chiusi
per ascoltare
i sogni del tuo cuore.

 

Stupore

Incredula per lo stupore,
come condannata
a un doloroso agguato,
più guardi intensamente
e gemendo
innalzi i tuoi seni
e tremi, d’aprirti
tutta a me solo desiderosa.

 

Il tuo sguardo mi penetra
e m’infuoca.
La tua calda bocca
è colma di baci,
che non mi darai.

 

Potrò vedere

Potrò vedere il vero volto
della tua anima
quando ti sorprenderò
riposare in un prato
o quando contemplerai
in silenzio, al mio fianco,
la stella del mattino
che si staglia
nel più limpido azzurro.

 

Desiderio ancestrale,
mio slancio vitale,
uragano trattenuto,
mani che sfiorano appena
e sono vulcani,
bocca di tempesta
dolcezza delicata.
Delirio e canto tu sei
mio bene voluto
e non goduto.

 

Corpo di donna mia,
persisterò nella tua grazia,
anche se il tuo rifiuto
è una pazzia.

 

Ti vedo venirmi incontro
ondeggiando come frumento
mosso da brezza.

 

La mia ora sublime

La mia ora sublime tu sei,
l’intima lama che squarcia
il mio petto,
il giubilo segreto,
la cifra che mancava,
la mia estasi.

 

Niente
dell’esistente
è senza voce.
E ciò che ora
non è detto
alla fine
lo sarà.

 

Abbandono

La mia barca veleggia
senza rotta, senza stella.
Ma il timone l’ho posto
nelle tue mani,
Signore!

 

Alcuni giorni di lontananza,
ed ecco, svegliandoti,
hai incantato i miei occhi
e ti sei stretto al mio collo.
In quel lungo, intenso silenzio
abbiamo sentito cose
che non sapremo mai dire.

 

Certezza

Proibisce amore
di non amare.
L’anima tua
è l’intero mondo
per chi conosca
l’inconfutabile certezza
del tuo donarti.

 

Cresce

S’accresce, bevendo,
l’arsura di chi cerca
verità e amore.

 

Fugace meraviglia

Trabocca l’immenso
da un bouquet di nuvole infiammate.
Si appassiranno i fiori del cielo
allo smagliarsi rapido del sole.

 

Più fonda è la notte

Le luci che annegano
nel buio della sera
il silenzio eterno
degli spazi infiniti
l’inesorabile scivolare
dell’oggi nel passato
d’una lontananza
che spaùra la coda
d’un’esistenza tesa
sull’abisso del nulla.

Quando più fonda è la notte
più s’avvicina l’ora
più attesa da chi soffre e spera.
L’opalescente aurora,
impercettibilmente,
si fa corallina.

 

L’anima segreta

A te devo la gioia palpitante
che tiene desti i miei sensi
nella veglia,
la fiducia serena che governa
anche il sonno.
Ci diciamo da anni parole
che non hanno bisogno
d’alcuna spiegazione,
spremendo esse l’anima segreta
delle cose e di noi stessi.

Che cosa potrà rovinare
i fiori del nostro giardino?
Nel nero d’ogni tempesta
finora a noi
sempre traluce ferita d’azzurro.

Dell’io randagio, vano, squinternato
tu m’hai liberato.
M’hai profumato del tuo corpo.
Fa ch’io m’abbeveri al tuo respiro,
tendimi la tua piccola mano,
schiudimi i tuoi petali ancora.

 

Ogni
tuo
sguardo
è parola
e sorriso.

 

Occhi di Matteo Junior

Ebbri dello stupore,
di quel ch’ogni istante porta,
in ogni guizzo,
vi traspare
l’anima.

 

Dov’è il brio, l’innocenza, il puntiglio
dei tuoi giochi d’amore?
S’è avvolta in accidia la tenerezza?
La nostra felicità
è qualcosa da salvare
dallo sconquasso e dall’indifferenza.

 

Amo la donna
di selvaggia dolcezza
che hai reso assente in te.
Quando l’anima si sorprende
a riascoltarne, in lontananza,
il passo di danza,
ho il presentimento
che tornerà.

 

Verrà

Verrà il Giorno
in cui gli uomini
si guarderanno
con i tuoi occhi,
Signore!

 

Chiudi gli occhi

Chiudi gli occhi e a me,
a me solo il tuo dolore affida
serbarlo nel mio cuore
più forte ti farà.

 

Beltà non si dà
là dove luce
non luca.

 

Israel, Israel

Indice perennemente puntato verso Dio,
iceberg dell’umana coscienza,
eco ineffabile d’eternità,
come trovare adeguate parole
per dirti
grazie dei tuoi doni
e spiegare veracemente a tutti
il santo mistero,
la magnifica forza liberatrice
del tuo Audi, Israel,
Dominus Deus noster unus est?
Tu che, da Auschwitz a Babilonia,
hai conosciuto l’orrore della storia,
non tradire la tua forma essenziale
ciò per cui sei di nuova umanità
progetto e luce
e per ogni anima che cerca
in spirito e verità
dimora eccelsa
della Parola.

 

Dinamica latenza multiforme

Chi sei tu,
dinamica latenza multiforme
che usurpi il mio sonno
nell’ora limite
tra notte e giorno
all’impallidire
delle stelle?
Sei forse
le parole che non volli ascoltare,
il focolare cui non mi scaldai,
i fiori che non colsi,
gli amici smarriti per via,
i luoghi del dolore e dell’allegria,
le cose più care a cui dissi:
“Non oggi, domani, forse un giorno”.
Sei tu la nostalgia
del bene non compiuto
l’attesa serena e ardente
che torni finalmente
l’Ospite a cui non aprii
la porta del cuore.

 

Traguardo

Pronto è lo spirito, la carne stanca.
Autunno è già autunno dicembrino.
Al traguardo finale poco manca.
Tu agile gazzella,
non lasciarmi solo.

 

Alla soglia dei sessant’anni

Ardenti brame sdegni slanci attese
dentro mi danzano ancora.
Medito sul volo d’una rondine
il bello mi sorprende in ogni guisa,
lotto coi giovani e per essi spero.
Mi aiuta a soffrire e gioire
ciò che devo essere.
Tutto è mutato in me fuor che l’essenza.

 

La verità

S’adegua l’occhio
al buio della sera,
a poco a poco
nascono le stelle,
ad una ad una.

 

Annuncio

Istante labile è la vita,
ambra di luce,
uccello in volo,
scia di nave,
rugiada all’alba,
fiore che si schiude
e alla sera reclina.
Abbraccio e distacco,
aurora e tramonto.
Ma è più, molto di più.
É tramonto che annuncia l’Aurora!

 

In una goccia
di rugiada
il cielo.

 

Notte nuziale è la morte,
dies natalis,
il venire incontro a te,
Signore,
per abbracciarti.

 

Con quante corde
ti senti tirare a me?
Con quanti denti
questo amor ti morde?

 

Alla piccola Nina

Bella e diletta
agli occhi miei,
quello che speranza
promette
già sei.

 

Increata Luce

Dell’increata Luce senza sera
vorrei che si saziassero
gli occhi miei.

 

Quando

Quando, Signore Dio,
drizzasti al tuo bersaglio
l’arco mio?

 

L’istante

Quando mi generasti nel tuo seno,
mutò l’essere nostro
in un baleno.

 

Marta che tarda a parlare

Ad una ad una,
le tue sorrise parole
non dette
io leggo,
e tu lo sai.

 

Istantanea

Col muso fuor dell’acqua,
a gracidare,
sta la rana d’estate.

 

Il dono delle lacrime

Rinserra il gelo nel petto il pianto.
Ma tu invoca il dono
delle lacrime.

 

Quando si ama

In due si è dentro lo stesso fuoco
quando si ama,
e si geme insieme.

 

Hoc est in votis

Tu, Dio,
fuoco
ond’io
sempr’ardo!

 

Preghiera d’ogni giorno

Aprimi, Signore,
il sentiero della vita
e quanto da me vuoi
fa’ ch’io sappia.

 

Inventario di ciò che oltrepassa la soglia

L’eco d’una speranza
offerta senza parole.
Il cielo che s’accende di porpora
prima che il sole ceda il suo oro.
Il fremito dell’onde nerazzurre
e l’abisso del cielo stellato.
L’intatta attesa dell’amore
e la tenera carezza dell’erba.
L’estasi non vana in cui ci gettano
colori, note e sillabe sublimi.
Ricerca e svelamento d’ogni vero,
l’infinito Amore che ci amò per primo.

 

Sta l’attimo
nel battito
d’una ciglia.

 

Spazio sacro

Nella penombra
di questo spazio sacro
ascolto il silenzio.

 

Col vento s’alza il desiderio di te.
Avrà il tuo volto,
questa notte.

 

Verità

Smarrita è la vista nostra,
non defunta.
Indefettibile sei tu, Verità,
di te stessa indice e del falso.

 

I contendenti

Auri sacra fames
e sete di potere
ai vertici li spinge.
Or cozzano fra loro
come becchi
tanta ira li vinse.

 

Notturno di primavera

Alla finestra affacciato, questa notte,
una nuvola vedo d’abbagliante splendore:
la luna piena sul mandorlo in fiore.

 

Illuminabis lucernam meam

Della morte dileguasti il sonno
nell’ora in cui lambiva già l’alba
il termine della notte.

Con la tua resurrezione
continua, Signore, a rischiarare
la nostra ragione.

 

Madre

Mentre ti veglio, invoco per te
l’Angelo: che ti conduca
attraverso il deserto dell’agonia
alla Terra Promessa.
Sfioro le tue mani, così operose
ora immobili, pesanti.
Chino il capo per non reggere
il tuo sguardo che mi parla
con una fissità che frange le pareti
negl’improvvisi bagliori d’azzurro.
Non avesti tempo per i tempi vuoti,
nella tua dura fatica di esistere,
nell’assillo quotidiano per il lavoro
ben fatto, a tamburo battente.
Ma il tuo zelo fu anche
amore gratuito che appaga:
il verde del prato, le belle piante,
la festa dei fiori e – doni d’ogni festa –
la geometria dei fili intrecciati
all’uncinetto. Serbasti i tuoi sorrisi
non per tua figlia, ma per i suoi figli,
più ancora, per i figli dei suoi figli.
Perché è a distanza – e è un punto d’onore –
che si può essere teneri. Soffristi molto
forse perché non ti riusciva amare
ed essere amata come volevi.
Ma tu non fosti un’impagliata
Donna Felicità e io ti amai, ti amai
più di mia madre.

 

In cielo, in terra

Ogni dove in cielo
è paradiso.
Se ami, ogni dove
in terra
lo prepara.

 

Signore

Salda insieme per sempre
in me, Signore,
volontà e destino
e poi chiamami a te.

 

Non so

Non so chi mi ha messo questo tormento
fin dal seno di mia madre,
ma dalla sete di te sono bruciato,
dalla tua luce sono accecato.
Non so chi ha messo in me questo tormento
fin dal seno di mia madre,
ma tu che sei al di sopra d’ogni nome
volgiti a me, ti supplico,
fatti compagno!

 

Immensità

Stelle sfavillanti
nella notte inondata di silenzio,
stelle del Nord, stelle del Sud,
stelle dell’Est, stelle dell’Ovest!
In piedi, a braccia aperte,
mi unisco alla vostra immensità
io pellegrino e mortale.

 

Oltre

Un giorno o l’altro,
all’improvviso,
andrai oltre lo specchio
di cure e pensieri mutevoli,
intercambiabili.
Un giorno o l’altro,
all’improvviso,
la Grande Domanda
sorgerà ancora in te,
canna pensante
agitata dal vento,
e il tempo, in apparenza
interamente requisito,
vedrai finalmente
nel palmo raccolto
dell’Eterno.

 

Invocazione

Il fiato sospeso alle tue labbra,
Signore, di te nutro gli sguardi miei.
Il cuore sconvolto dalla tua bellezza,
essere vorrei dove tu sai.

 

Nei deserti della prossimità

Figlio di Abramo e Mosè
di Platone, Agostino e Pascal,
sempre di nuovo proteso
al di là del limite,
incantato e mai sazio
d’ogni umano esperire,
conosco il dolce, tormentoso
errare
nei deserti della prossimità.

 

Luce verrà

Come viene il fiore alla pianta,
Luce verrà
dopo lunga attesa,
in un momento di Grazia.

 

Anche nelle pene
la Provvidenza svela
l’arcano del bene.

 

Avanguardia e mercato

Da sempre in pubblico han litigato
ma poi fanno coppia fissa
avanguardia e mercato.

 

L’incontro che decide

Poco più che fanciullo
passavo le mie domeniche
ad infilare,
una perla dopo l’altra,
corone di perché.
Null’altro mi acquietava.
Dunque ti cercai per tempo
e da solo, Signore,
prima che a scuola,
quindicenne,
incontrassi il tuo Profeta laico,
Socrate.

 

Nella tua Parola

In mille luoghi e forme
all’improvviso e no,
vieni, Signore,
tu sempre atteso.
Vederti non posso né toccarti,
ma interamente lo sguardo tuo
m’abbraccia.
Nella tua Parola
vivo del tuo Respiro.
Più presente a me di me stesso,
oltre ogni desiderio
tu sei.

 

Ciò che dura

Aiutaci a cogliere,
Signore,
l’intersezione dell’Eterno
nel tempo.
Da ciò che dura
a ciò che passa
torni
a correre un patto.

 

Plenilunio

Come sull’altare
l’ostia,
sta sopra il monte
la luna.

 

Secondo il principio di Wittgenstein

Ciò di cui
tutti chiacchierano
va taciuto.

 

Il sugo della storia

Non sognando che potere e opulenza
ci siamo rovinati l’esistenza.

 

Il fiume della vita

Noi siamo impastati
di futuro e d’infanzia.
Scorre tra memoria e speranza
il fiume della vita.

 

L’eterna luce sempre amore accende.

 

Necessaria separazione

Venga dispersa
senza indugio
la mia pula.
Resti solo il mio grano.

 

La tendenza è quella

Mi conosco, la tendenza è quella.
Quella disegnata da John Donne:
salmone contro corrente.

 

Inconsciamente amorose

Cessato il litigio,
chiusi gli occhi,
nel sonno le teste,
inconsciamente amorose,
si sono accostate.

 


Colma di Dio

Colma di Dio vorrei
l’anima mia
goccia di rugiada
dal sole baciata.

 

Per lume non voglio che le stelle

Ogni tanto bisogna
chiudere gli occhi
per vedere,
mettere tutto a tacere
per sentire.
Nella notte per lume
non voglio che le stelle
perché l’eterna Bellezza
si disveli.

 

Non cercare scorciatoie

Non c’è prato in cui riposi
l’occhio, se non raso dalla falce.
Né campo biondeggiante di grano,
se prima non squarciato dal vomere
e debitamente seminato.
Uva non c’è senza
potatura a tempo debito.

 

Ultima invocazione

Quando ogni altra voce tace,
e il corpo si disviluppa
dal mondo fallace,
gli occhi miei fissi nei tuoi,
ti invocherò, Signore,
come Tommaso dirò:
«Signore mio, Dio mio»,
e con Giovanni: «Vieni, Signore»,
Maranàtha.

 

L’io-Tu

Che io possa saziarmi
del mio costante andare
alla tua presenza.

Quest’ultima infermità
alla tua sacra stanza,
Signore, Gesù, mi conduce.

Lì per sempre
col tuo coro d’Angeli
sarò fatto tua musica.

Ecco, Signore,
io busso alla tua porta.
Fammi entrare.

 

NOTA

Dopo la morte di Matteo Perrini (6.10.1925 – 8.2.2007) sono state trovate dai famigliari 170 poesie di cui non si sospettava l’esistenza.
Scritte su tre quadernetti, ma anche su foglietti sparsi o all’interno di agende, sono tutte pressoché inedite, salvo alcune uscite con lo pseudonimo Levi Appulo nella rubrica settimanale “Detti e contraddetti” del Giornale di Brescia tra il 1991 e il 2006.
La prima poesia è datata 9 gennaio 1960, l’ultima è stata scritta pochi mesi prima della morte.
Il valore e lo stile dei testi è vario; sono presenti pensieri in forma poetica e bozze di poesie che Matteo Perrini non ha più portato a compimento.
Dalla loro lettura non si riscontra il piano di composizione di un’opera in vista di una pubblicazione, anche se dalle varianti di alcune poesie rielaborate nel tempo si può intuire la sua volontà di portare la sequenza degli eventi biografici oltre l’occasione che li ha ispirati, per farli accedere ad una nuova vita.
L’ordine in cui sono pubblicate è quello cronologico, anche se in molti casi non è stato possibile individuare la data di stesura.