Posa di 1 Pietra d’inciampo a Guidizzolo

Domenica 24 marzo 2024 a Guidizzolo è stata effettuata la posa di una Pietra d’inciampo in ricordo di Bruno Rodella, sottotenente dei Bersaglieri, partigiano delle formazioni Giustizia e Libertà, ucciso il 24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine, davanti alla casa di famiglia. Si tratta della seconda pietra d’inciampo dedicata a Bruno Rodella, perché la prima fu deposta a Roma nel 2022 in via del Lago Terrione 12 nel XII Municipio, davanti a quella che fu la sua abitazione romana, dove si era trasferito per studiare all’Università La Sapienza. Gunter Demnig ha accettato volentieri la richiesta del Sindaco Stefano Meneghelli e di varie realtà di Guidizzolo, tra cui l’ANPI, perché questa seconda pietra d’inciampo testimonia l’idea del suo progetto artistico di portare la memoria nei luoghi dove le persone vissero prima di essere travolte e annientate dalla violenza della dittatura nazi-fascista. È stato particolarmente significativo che il ricordo di questo testimone della guerra di liberazione sia avvenuto nel suo paese natale a 80 anni esatti dalla sua feroce uccisione.

Dopo il ricordo ufficiale tracciato da Sergio Desiderati, giornalista ed ex sindaco di Guidizzolo, e il saluto di Alberto Franchi, referente delle pietre d’inciampo per la CCDC, Ilaria Maria D’Urbano, pronipote di Bruno Rodella, ha letto una sua poesia dedicata allo zio e ai martiri delle Fosse Ardeatine (vedi negli allegati). Al termine della cerimonia il parroco, don Luigi Milani, ha benedetto la pietra d’inciampo.

Testo dell’intervento di Alberto Franchi

Saluto innanzitutto le autorità Civili, militari e religiose e la Comunità di Guidizzolo accorsa numerosa a questa cerimonia e ringrazio il Sindaco per offrirmi la parola. Con il mio intervento vorrei portare la vostra attenzione a considerare che a partire dal 1995, grazie all’intuizione dell’artista tedesco Gunter Demnig, questa cerimonia è stata ripetuta più di centomila volte, per ricordare altrettante vittime della dittatura nazi-fascista distribuite in migliaia di città e villaggi di tutta Europa. Si tratta di oltre centomila monumenti, tutti uguali tra loro, perché sempre identico era lo spirito di sopraffazione della dittatura, ma ogni pietra d’inciampo con il nome, le date e i luoghi che riporta nella sua incisione è un pezzo unico, perché unica è la persona di cui riassume la storia. È straordinaria la capacità di sintesi e la forza evocativa di queste pietre di soli dieci per dieci centimetri, definite da Adachiara Zevi – colei che a Roma organizzò la prima posa in Italia -: “monumenti minimi”, “monumenti antiretorici” e “monumenti diffusi”. Tutte iniziano il loro racconto con “Qui abitava” e cosa c’è di più naturale che ricordare le vittime non in un monumento unico, centralizzato, ma ognuna di loro singolarmente, davanti alla soglia della sua casa? Proprio quella soglia che separò la vita normale trascorsa tra affetti e passioni, anche politiche, come nel caso di Bruno Rodella, e il baratro. Proprio per sottolineare la peculiarità di ogni vittima Demnig incide la lastra di ottone a mano con martello e punzoni, lettera per lettera e molto spesso interviene di persona alla posa delle pietre d’inciampo. “Una pietra, un nome, una persona” è lo spirito che anima la sua opera. Ma questo progetto artistico non si ferma ai gesti dell’artista, siamo noi che lo continuiamo e non solo in cerimonie come quella odierna, bensì ogni volta che ci imbattiamo in una pietra d’inciampo e inchiniamo il capo per leggerne la storia e lasciamo che i nomi e i destini di quelle persone si imprimano nel nostro cuore. Alla commozione aggiungiamo una riflessione sul valore della democrazia, della libertà, della giustizia e della pace per cui Bruno Rodella e tanti, tanti come lui hanno offerto la vita. Ma guardiamo anche al nostro tempo: ci rincuora scoprire che proprio così come noi quest’oggi centinaia di migliaia, forse milioni, di persone si sono riunite intorno a pietre d’inciampo animate dalla nostra stessa volontà.  Ricordiamo gli orrori e le lotte del passato per acquisire una volta di più la consapevolezza che la dignità di ogni persona umana è il bene supremo che dobbiamo tutti reciprocamente rispettare e promuovere. Le pietre d’inciampo ci invitano a costruire un’Italia, un’Europa, un mondo di libertà, di giustizia, di democrazia e di pace; questo è il modo migliore per onorare la memoria e il sacrificio di Bruno Rodella e di tutte le vittime della dittatura, delle dittature di qualsiasi paese e di ogni epoca.