Rileggere il Concilio. Eredità e tradimenti

Corriere della Sera, 9 maggio 2013

Nell’ambito della Settimana della Comunicazione e in collaborazione con la Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura di Brescia, oggi alle 18.30 viene presentato dal vescovo monsignor Luciano Monari, presso la libreria Paoline di Brescia, «II Concilio Vaticano II tra speranza e realtà», volume intervista di Annachiara Valle a colloquio con monsignor Giacomo Canobbio, pubblicato dall’Editrice La Scuola. Si tratta di una sorta di sintesi dell’evento che ha inciso profondamente sulla storia nell’ultimo secolo. Quasi un bignami: per non dimenticare il Concilio, per ripassare i passaggi fondamentali, per scoprire o riscoprire le novità fondamentali che hanno cambiato il nostro modo di essere nella Chiesa. Monsignor Canobbio dialogando con la giornalista di Famiglia Cristiana, fa giustizia dei luoghi comuni e degli attacchi che ciclicamente si ripetono su uno degli eventi fondamentali che ha segnato la storia della Chiesa. Un libro da portare con sé, da consultare spesso per «far camminare» il Concilio anche sulle nostre gambe. Ma quale Concilio? «Il Concilio tradito, inattuato, dimenticato. Invocato senza essere davvero studiato e conosciuto» risponde la Valle. E aggiunge: «Non è un caso che Benedetto XVI, nell’inaugurare l’Anno della fede, abbia richiamato l’esigenza di tornare a prendere m mano i testi, ad approfondire le fonti del Concilio, a viverlo e attualizzarlo. Nelle discussioni tra esperti, invece, c’è un eccesso di aggettivi e di interpretazioni. E sembra quasi che si sia chiamati a schierarsi: progressisti o conservatori, modernisti o tradizionalisti. Dimenticando forse uno degli insegnamenti fondamentali del Concilio stesso». Quale? «Che la Verità è sinfonica e dunque va cercata insieme, mettendo in sintonia le diverse posizioni che ciascuno può avere. Non fu facile accordare tutta l’assise. I 2.200 vescovi presenti al Concilio, senza contare i periti, la Cu ria, gli invitati a vario titolo, provenivano da contesti culturali e geografici molto diversi, da formazioni e studi spesso agli antipodi. Eppure, alla fine, i documenti verranno approvati quasi all’unanimità mettendo in luce la capacità di dialogo e di collegialità che fu forse una delle esperienze più forti di quell’evento. Capacità di mediazione  e non compromesso che portò la Chiesa tutta a lasciare da parte gli schemi precostituiti dalla Curia romana e a mettersi insieme alla ricerca di un modo più efficace di ridire il Vangelo all’umanità intera». E oggi, a distanza di cinquant’anni dall’apertura del Concilio? «Oggi vogliamo provare a rileggere quei giorni con monsignor Giacomo Canobbio, già presidente dell’Associazione teologica italiana, docente di Teologia sistematica presso la facoltà teologica dell’Italia settentrionale e presso lo Studio teologico Paolo VI del Seminario di Brescia, delegato episcopale per la pastorale cultura della diocesi di Brescia. Una lettura che cercherà di offrire qualche riflessione per capire a che punto siamo oggi, da dove siamo arrivati e come procedere per il futuro. Per far «moltiplicare i talenti» che da lì arrivano e non seppellirli sotto montagne di celebrazioni che rischiano – non sorrette da una prassi adeguata – la sterilità».