Splendori romani in riva al Danubio

Il turista che si aggira attraverso i quartieri di Buda e di Pest, intento alla contemplazione dell’ impronta asburgica della capitale ungherese, non si aspetta di imbattersi nelle imponenti vestigia di una città romana. Sono i resti dell’ antica Aquincum, individuata nella parte settentrionale di Buda, nelle immediate vicinanze dell’ antico Hister, cioè il Danubio.
I monumenti della città romana sono ben conservati, anzi forse troppo: un evidente lavoro di restauro, che ha ripristinato le strutture portanti degli edifici e ha rimesso in piedi alcune colonne, restituisce l’ idea della città antica con un senso di perfezione delle linee e degli ambienti che appare un po’ forzato.
Qui si era insediata la legione II, detta Adiutrix perché costituita da truppe ausiliarie. La conquista era avvenuta progressivamente, negli anni delle campagne di Tiberio e Druso nella zona del Norico, l’ odierna Austria, e dell’ alto corso del Danubio. Mentre Druso vinceva le popolazioni più a nord, fu Tiberio, il futuro imperatore, a conquistare tra il 16 e il 12 a.C. queste terre, dove già da tempo i primi mercanti romani si erano spinti alla ricerca di nuove zone di commercio. Il poeta Orazio celebrò allora in un’ ode (4,4) le vittorie dei due fratelli imperiali, degni discendenti dei loro illustri avi. Era l’ inizio della romanizzazione di quella regione, chiamata già dai Greci col nome di Pannonia: e questo appellativo le restò per secoli, attraverso i quali la presenza romana si fece sempre più profonda.
L’ imperatore Traiano consolidò più tardi la conquista, in occasione della vittoriosa campagna all’ inizio del secondo secolo d.C. contro la Dacia, che è l’ odierna Romania. Traiano divise poi la Pannonia in due separate zone, quella Superiore a ovest, e più a est la Pannonia Inferiore, con capitale Aquincum. Mentre nella Dacia conquistata il Danubio venne abbondantemente attraversato e lasciato alla spalle dalle legioni romane, nella Pannonia il limite della penetrazione a nord fu sempre rappresentato dal grande fiume, sulle cui rive vennero posti sbarramenti e cittadelle fortificate. Aquincum era anche uno dei capisaldi di questa difesa, mentre a nord la presenza romana si impiantava a Strigonium (oggi Esztergom, sull’ ansa del Danubio) e più a ovest venne rafforzata la città di Carnuntum, che oggi si trova in Austria, dove era stanziata la flotta che controllava il fiume.
Per tre secoli queste regioni vissero una tranquilla esistenza d’ impronta romana, con frequenti scambi di manufatti e di persone tra la capitale dell’ Impero e quegli avamposti nord-orientali. Gli scavi di Aquincum hanno documentato la vita quotidiana di allora, e la floridezza di alcune botteghe artigiane locali, come quella del maestro Pacatus, produttore di ceramiche un tempo rinomate. Grazie ai reperti archeologici conosciamo anche l’ esistenza di altre botteghe commerciali, del macello, e di depositi vari di materiali preziosi e non. Qui si trovavano anche lussuose terme, che sorgevano accanto a domus imponenti, almeno a quanto si può ricostruire in base alle rovine. Il centro della vita politica e commerciale era naturalmente il foro, a fianco del quale sorgeva la basilica, destinata a usi civili; tracce religiose sono invece fornite dall’ esistenza di un Mitreo, cioè dai resti di un tempio dedicato alla divinità orientale Mitra, di origini iraniche e di carattere solare, il cui culto si era progressivamente diffuso anche nel mondo romano. Non mancano busti di eroi e di divinità più tradizionali romane, ora conservati nel museo locale. Più a sud di queste rovine, la presenza di un vasto anfiteatro (anche questo vistosamente restaurato) ci documenta la passione degli abitanti per gli spettacoli e i divertimenti.
La romanizzazione di queste regioni entrò in crisi all’ arrivo delle prime tribù degli Unni, guidati da Attila. Le legioni romane vennero ritirate dalla Pannonia nel 406, ma la dominazione degli Unni si alternò con quella degli Ostrogoti, dei Longobardi, degli Àvari turchi e in seguito dei Magiari. Il susseguirsi delle invasioni e delle dominazioni nei secoli è imponente, ma rischia di costituire un catalogo ripetitivo di nomi e di date. Potremmo riassumerlo, parafrasando un luogo del Paradiso di Dante, che allude alle vicende a lui contemporanee, ma che può esprimere bene il travaglio storico: "O beata Ungheria, se non si lascia / più malmenare !".
Riconsiderando il quadro complessivo, e pur rischiando una facile accusa di faziosità, si può affermare che i tre secoli di presenza romana costituirono per la Pannonia un’ epoca di sostanziale stabilità e di relativo benessere.

Giornale di Brescia, 6.4.2002