Europa Romanica: una musica di pietra

Gli uomini di oggi cominciano ad accorgersi che è più facile distruggere la civiltà che costruirla. Furono necessari sei secoli alle genti del medioevo per ritrovare, dopo il disastro delle invasioni barbariche e l’abbandono delle città, lo slancio creatore di Atene e di Roma. La rinascita dell’Europa dopo il Mille ebbe come sua forza propulsiva la Chiesa cattolica. Convertendo i barbari a Cristo, la Chiesa li immise nel circuito della civiltà e così incorporò quelle gentes all’Europa. Fu un’opera tenace e mirabile che si prolungò per secoli e che trovò i suoi strumenti più idonei nel papato e nel monachesimo. Intorno al Mille l’Europa trova il suo definitivo assestamento: i popoli europei sono ancor oggi quelli che allora entrarono a far parte della civiltà europea. Allora la Germania, evangelizzata due secoli prima da san Bonifacio di Crediton, assume nel 961 con Ottone I la leadership del continente; in quel tempo il nord ultrabarbaro vichingo e normanno è cristianizzato e la Polonia, la Boemia, l’Ungheria – accettando la fede cattolica – si danno coscienza di popolo e convengono in qualche modo in unità politica. In Italia prende l’avvio la civiltà comunale e nell’Europa occidentale la riorganizzazione politica e sociale fa perno sulle monarchie nazionali e sui nuovi ceti emergenti. Proprio in quel XI secolo la Chiesa, rifiutando di lasciarsi imprigionare nell’ordinamento feudale e dunque nella mondanizzazione politica, tornava all’austerità delle origini con la riforma cluniacense e poi con quella gregoriana. Nacquero allora le università – creazione originale della nostra Europa medievale – e ricomparve la grande filosofia con Anselmo, Abelardo, Giovanni di Salisbury e poi, nei secoli successivi, con Alberto Magno e Tommaso d’Aquino. Alla coscienza di una ritrovata gioia di vivere di pensare e di credere corrispose lo slancio delle cattedrali. L’arte cristiana prodotta in Europa nei secoli XI e XII è quella che poi oggi designamo col termine di “arte romanica”.
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Con il termine “arte romanica” (usato a quanto pare per la prima volta dall’archeologo francese M. De Gerville nel 1818) si intese sottolineare la contemporanea formazione delle lingue romanze e, nello stesso tempo, la felice simbiosi tra le rinate forme romano-classiche, gli apporti del mondo germanico e le innegabili reminiscenze orientali. Gli organismi architettonici diventano unitari, le strutture murarie continue, le finestre più spaziose. I grandi maestri costruttori riscoprono in un certo senso la volta in Occidente: la volta in muratura, a botte o a crociera, subentra in luogo del soffitto di legno. La scultura è ancora un affresco di pietra, anche se le figure tendono a staccarsi e la fantasia non rinuncia ad esplodere e ad esprimere persino il mostruoso. Il fenomeno, che ebbe i suoi stupendi inizi in Lombardia e in Borgogna, fu di portata europea ed esprime un linguaggio comune e una comunanza di aspirazioni e di fede, pur nella varietà delle sfumature regionali. Anche il romanico è una testimonianza, e di quale eloquenza, dell’unità culturale, artistica e religiosa di quella patria comune che è l’Europa. Nel romanico l’ardore dell’ispirazione permea senza residuo alcuno la solidità dell’architettura. Di più: la religione di Cristo incontra finalmente in Europa una estetica al proprio livello, capace cioè di cantare in termini di intuizione e sentimento la visione cristiana del mondo e della vita. Cantare? Sì, perché il romanico è una musica, una sublime “musica di pietra”.

Giornale di Brescia, 29.3.1982. Articolo scritto in occasione della mostra sull’Europa romanica, allestita nel salone Vanvitelliano di palazzo Loggia dal 27 marzo al 18 aprile 1982. I bresciani hanno potuto ammirare, attraverso oltre 1500 metri quadrati di esposizione, i documenti più significativi dell’arte e della civiltà romanica in ben sei regioni europee: Lombardia, Borgogna, Alsazia, Catalogna, Irlanda e Scandinavia. La mostra è stata inaugurata sabato 27 marzo alle ore 17, con un’introduzione del dott. Sandro Chierici, che ha curato per l’editrice Jaca Book la pubblicazione di pregevolissime opere sull’arte romanica. La mostra è stata organizzata dalla “Cooperativa cattolica-democratica di cultura” in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Brescia.