Introduzione alla conferenza su “Etica e politica in Aristotele”

Un cordialissimo benvenuto a tutti voi e un grazie sentito per aver accettato l’invito a partecipare a questo nuovo ciclo di lezioni di filosofia, organizzato dalla Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura in collaborazione con i Padri filippini della Pace.
Il ciclo di lezioni di quest’anno (il settimo di una serie, in cui ci si è occupati, a partire dal 2000, del rapporto tra la filosofia e la morale, della relazione tra la filosofia e la religione, delle rotture epistemologiche e di altro ancora) ha per tema il nesso tra etica e politica ed è il primo che si svolge senza il nostro carissimo presidente, il prof. Matteo Perrini, che ne è stato l’ideatore, ma che purtroppo ci ha lasciati l’8 febbraio scorso.
Il tema riguardante il rapporto tra etica e politica gli era molto caro tanto da poter dire che rappresenta forse uno dei cardini principali della sua ricerca. Tra i suoi autori primeggiano infatti le figure di Socrate, Seneca e Tommaso Moro, i quali testimoniano con la loro vita e il loro pensiero la tensione forse strutturale tra etica e politica.
Il tema in sé è, del resto, molto attuale e anche estremamente concreto perché attiene al nostro abitare il mondo nel rapporto tra convinzioni personali e vita associata. Molte questioni del dibattito di questo ultimo periodo sembrano riguardare proprio il nesso in questione. Noi però non affrontiamo direttamente l’attualità, ma non per disimpegnarci da essa, bensì per contribuire – mediante la riflessione sui classici – alla acquisizione di strumenti teorici atti a comprenderla meglio.
In linea del tutto generale, si potrebbe forse dire che l’etica precede e giudica la politica, essendone il fermento critico e l’istanza che ne impedisce l’insterilimento in amministrazione dell’esistente. Ma, del resto, la politica attua l’etica, proprio perché l’uomo è costitutivamente relazione e quindi solo in essa si realizza. E forse la questione oggi così dibattuta della laicità può trovare un suo radicamento adeguato proprio in questo nesso paradossale di identità e differenza tra etica e politica, che può anche essere configurato alla luce di quanto viene espresso nella Lettera a Diogneto, forse il testo più amato da Matteo Perrini, nella quale, come è noto, si sostiene, tra l’altro, che i cristiani sono nel mondo (ecco anche l’impegno politico), ma non sono del mondo (ecco l’istanza etica nella sua apertura alla dimensione religiosa).
Gli autori scelti, senza alcun intento di esaustività, sono a titolo diverso tre classici e, proprio per questo, sono sempre attuali: Aristotele, Kant e Bobbio.
Aristotele, di cui ci occupiamo in questo nostro primo incontro, ha gettato le basi, agli inizi della nostra cultura europea, del rapporto teorico tra etica e politica, ipotizzando, in relazione critica a Socrate e Platone, un nesso di continuità nella distinzione tra esse, attraverso cui ha potuto sostenere che l’attività teoretica rappresenta il fine ultimo dell’agire individuale, superiore anche all’agire collettivo, nella consapevolezza però che la vita politica nella città è condizione indispensabile per la realizzazione del fine etico dell’uomo.
“La dimensione privata della vita […] – sostiene Enrico Berti – non si pone [per Aristotele] in alternativa a quella pubblica, ma in continuità con essa” (Profilo di Aristotele, p. 318). Così: “la concezione della società politica come un tutto in cui l’uomo realizza pienamente se stesso consente […] di superare l’antinomia tra Stato e società civile, ovvero tra pubblico e privato, divenuta sempre più acuta nella società moderna e contemporanea, senza tuttavia violare quei diritti dell’individuo che vanno oltre la sfera del ‘politico’”(ivi, p. 290).
Il prof. Enrico Berti – che ringraziamo molto per la cortesia con cui accetta sempre molto volentieri i nostri inviti – non ha bisogno di essere presentato, essendo uno dei maggiori studiosi a livello italiano ed anche internazionale del pensiero di Aristotele. Ricordo solo che è professore di Storia della filosofia presso l’Università di Padova e che, partendo da uno studio sistematico di Aristotele, ha “cercato di reperire le tracce di una sua presenza nel pensiero moderno e contemporaneo, nel campo della metafisica, dell’etica e della politica, con particolare riguardo al problema della contraddizione e della dialettica”, indagando poi, secondo una autonoma prospettiva teoretica, soprattutto il rapporto tra filosofia e scienza e tra etica e politica.
Tra le sue opere mi permetto di ricordare Il profilo di Aristotele (1979), da cui ho tratto le citazioni precedenti, Contraddizione e dialettica negli antichi e nei moderni (1987), Aristotele nel Novecento (1992), Introduzione alla metafisica (1993), Il pensiero politico di Aristotele (1997); Filosofia pratica (Napoli 2004), Nuovi studi aristotelici (2004-2005), pubblicato con la bresciana Morcelliana, e tanto altro ancora. E’ anche autore, come è noto, di un manuale di Storia della filosofia (1991) molto diffuso nei licei.
Ringrazio ancora molto il prof. Berti per aver accettato il nostro invito e per le cose che ci dirà e gli do subito la parola, manifestandogli sinceramente il grande interesse che suscita l’occasione di poterlo ascoltare.

NOTA: testo, rivisto dall’Autore, introduttivo alla conferenzatenuta da Enrico Berti a Brescia il 23.2.2007 su invito della Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura.