Lezioni di filosofia. Il problema della libertà in Pascal

Venerdì 10 aprile 2015 nella Sala Bevilacqua di via Pace 10 a Brescia, ore 18, si è tenuta la prima delle “Lezioni di filosofia”, XII edizione, sul problema della libertà.

Il prof. Claudio Ciancio, professore ordinario di Filosofia teoretica nell’Università del Piemonte orientale, si è soffermato sul grande filosofo francese Blaise Pascal.

L’incontro è stato organizzato dalla  Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura, in collaborazione con i Padri Filippini della Pace.

Claudio Ciancio è professore ordinario di filosofia teoretica presso l’Università del Piemonte Orientale, è presidente del “Centro Studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson” e direttore dell’“Annuario filosofico”. Le sue ricerche spaziano dalla filosofia classica tedesca all’ontologia ermeneutica, che viene svolta con particolare riguardo ai temi della libertà come principio, dell’alterità, del male, dell’esperienza religiosa e dell’immagine. Tra le sue pubblicazioni: Storia del pensiero filosofico (con U. Perone, A. Perone, G. Ferretti), Torino, Sei, 1974-1975; Friedrich Schlegel. Crisi della filosofia e rivelazione, Milano, Mursia, 1984; Cartesio o Pascal? Un dialogo sulla modernità (con U. Perone), Torino, Rosenberg & Sellier, 1995; Il paradosso della verità, Torino, Rosenberg & Sellier, 1999; Del male e di Dio, Brescia, Morcelliana, 2006; Libertà e dono dell’essere, Genova-Milano, Marietti, 2009; Percorsi della libertà, Milano-Udine, Mimesis, 2012.

Blaise Pascal (Clermont 1623 – Parigi 1662) rivela subito straordinarie attitudini alla matematica ed è indirizzato dal padre agli studi scientifici. Frutto di questi studi sono un incompiuto Trattato sulle coniche (1640) e i Nuovi esperimenti sul vuoto (1647), oltre all’invenzione della macchina calcolatrice. La svolta religiosa del suo pensiero, maturata lungamente, si compie nel 1654 con una conversione che non è propriamente un recupero della fede (sempre viva in lui)quanto piuttosto un’illuminazione profonda e un’esperienza di grazia, che gli fanno comprendere l’assoluto primato della fede. Legatosi sempre più strettamente all’ambiente di Port-Royal, Pascal ne difende gli orientamento giansenistici nelle Lettere Provinciali (1656-1657),nelle quali mette alla berlina la dottrina della grazia e la morale lassistica e legalistica dei gesuiti, principali avversari del giansenismo. Negli ultimi anni della sua vita lavora a una grande Apologia del cristianesimo, della quale restano molti frammenti, che pubblicati postumi sotto il titolo di Pensieri,costituiscono la sua opera più importante. In quest’opera celeberrima Pascal sostiene, tra l’altro, che la complessa condizione umana – caratterizzata da profonde lacerazioni e dalla contraddizione tra ciò a cui l’uomo aspira (la sua grandezza) e ciò che realmente è (la sua miseria) – può essere compresa solo mediante un cuore molto penetrante, quello che egli chiama esprit de finesse diametralmente opposto all‘esprit de géometrie. All’interno di questo contesto Pascal sostiene anche che il Dio dimostrato dalla ragione è un puro principio, incapace di soddisfare le esigenze di salvezza dell’uomo. L’unica via accettabile per dimostrare l’esistenza di Dio è per lui quella della scommessa, il libero riconoscimento cioè che, essendovi agli occhi della ragione eguali possibilità che Dio esista e che non esista, e posto che sia inevitabile scegliere per l’una o per l’altra possibilità, è più ragionevole optare per l’esistenza di Dio, perché in questa opzione si mette in gioco una vita finita contro la possibilità di guadagnarne una infinita. Neanche l’argomento della  scommessa è però decisivo; è sempre legittimo infatti dubitare e solo la grazia nel suo paradossale rapporto con la libertà può sciogliere il nodo del rapporto dell’uomo con il Dio cristiano che si rivela nascondendosi.