Lezioni di Filosofia. Pensatori del Novecento: Ludwig Wittgenstein

Su iniziativa della Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura e dei Padri della Pace venerdì 16 aprile 2010, alle ore 18.00, nella Sala Bevilacqua di via Pace 10 a Brescia, si è tenuta la seconda delle Lezioni di filosofia (VIII edizione) “Pensatori del Novecento”: Luigi Perissinotto, ordinario di Filosofia del linguaggio nell’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha parlato su Ludwig Wittgenstein.

Luigi Perissinotto è professore ordinario di Filosofia del linguaggio presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha dedicato diversi saggi e volumi alla filosofia di Wittgenstein e ai problemi filosofici del significato e dell’interpretazione. Oltre a numerosi saggi, si segnalano Le vie dell’interpretazione contemporanea (Laterza, Roma-Bari 2002), la cura e l’introduzione dell’edizione italiana dell’opera di L. Wittgenstein, Esperienza privata e dati di senso (Einaudi, Torino 2007), Wittgenstein. Una guida (Feltrinelli, Milano 2008).

Il viennese Ludwig Wittgenstein (1889-1951) studia i fondamenti della matematica a Cambridge con Russell ed elabora durante la prima guerra mondiale le linee del suo sistema, che pubblicherà nel 1921-1922 con il titolo di Tractatus logico-philosophicus, uno scritto pensato secondo una rigorosa sequenza logico-concettuale nel quale egli affronta il problema del linguaggio scientifico. Tale scritto avrà una profonda influenza sulla filosofia della scienza ed in particolare sul Circolo di Vienna. Dopo un periodo di riflessione, durante il quale insegna anche nella scuola elementare, nel 1929 ritorna a Cambridge dove insegnerà fino al 1947. Qui avvia una nuova linea di riflessione che lo porterà all’elaborazione di una serie di manoscritti, da cui i suoi discepoli estrarranno diverse opere pubblicate dopo la sua morte. Tra queste, oltre a Note sui fondamenti della matematica, Quaderno blu e Quaderno marrone, si possono ricordare soprattutto Le ricerche filosofiche, altra opera capitale per il pensiero contemporaneo, in cui non è più il linguaggio ‘ideale’ della scienza ad essere al centro dell’analisi, ma il linguaggio comune, quotidiano, caratterizzato da pratiche linguistiche chiamate giochi linguistici, caratterizzate da precise regole d’uso. La seconda fase del suo pensiero ha influenzato ampiamente la filosofia analitica inglese.