Per una concezione cristiana della democrazia

Il Cittadino, 30 settembre 1962.

Nei giorni 17, 18 e 19 settembre 1962 si è svolto a Toscolano Maderno un convegno di studio organizzato dall’Ufficio SPES provinciale, introdotto da Matteo Perrini, dirigente provinciale SPES.

 

É necessario in ogni occasione ricondurci all’origine, al “telos” primario e conclusivo del nostro impegno temporale, alla qualità specifica del nostro credo democratico: la concezione della società per cui noi militiamo nella Democrazia Cristiana.

La nostra concezione della società è teistica e cristiana perché riconosce che le correnti di libertà e di paternità aperte dal Vangelo, le virtù di giustizia e di amicizia da esso sanzionate, il rispetto pratico della persona umana da esso proclamato, il sentimento di responsabilità davanti a Dio, richiesto tanto a colui che esercita l’autorità quanto a colui che concorre a designarla – sono l’energia interna della quale la civiltà ha bisogno per raggiungere il suo compimento.

In virtù di questa prima caratteristica della nostra concezione della nostra società l’impegno politico e sociale del cristiano laico è un aspetto essenziale del suo essere cristiano. É infatti proprio in virtù del suo essere cristiano che egli è tenuto, e con una inderogabilità infintamente superiore ad ogni pressione utilitaria e a ogni stimolo esclusivamente umano e terreno, a far regnare nella società un ordine che rispetti la legge di Dio, che favorisca lo sviluppo integrale della persona, che stabilisca rapporti di giustizia nella vita economica e nei confronti degli altri popoli della comunità umana. Il cristiano che adempie a compiti temporali sa che dall’amore di Dio attinge la spinta essenziale a servire la causa della giustizia e della pace in mezzo ai suoi fratelli: e in questo ineludibile rapportarsi a Dio l’azione temporale si impone e costituisce un dovere di coscienza.

La caratteristica primaria che qualifica inconfondibilmente la natura del nostro partito, la trascendenza cristiana, non concede fughe o evasioni di sorta perché la coscienza di operare dinanzi a Dio, l’aprirsi a Dio restituisce l’uomo alla verità del suo essere e dunque anche alla verità del suo compito su questa terra.

Occorre tutto il rigore dell’idealità, e della responsabilità di fronte all’Assoluto, perché il nostro impegno della complessa realtà politico-sociale sia senza ristagno e senza risparmio.

Noi rispettiamo i non credenti e coloro che a Dio pervengono per vie che non in tutto sono le nostre, e nondimeno non possiamo e non dobbiamo tacere che la nostra concezione della democrazia è solidale con l’intuizione cristiana del mondo e della vita.

Proprio perché democratici e credenti rifiutiamo di addossare alla Chiesa il peso delle nostre scelte temporali e riaffermiamo con tutta l’anima l’autonomia politica del Partito; ma non vorremo mai che la legittima e doverosa autonomia delle strutture temporali nei confronti della società ecclesiale fosse confusa con la separazione illegittima – antimetafisica e anticristiana – dell’agire umano dal suo interiore orientamento a Dio.

Bergson invoca per l’era della tecnica un “supplemento di anima”, cioè di vita spirituale per rendere meno disumana la vita.

Un compito storico

Alla D.C. spetta il compito, grazie alla sua ispirazione cristiana, di dare un supplemento di anima alla politica per renderla meno irrazionale e trasformarla in forza autenticamente liberatrice.

La vostra concezione della democrazia, in coerenza con la sua qualità primaria, cioè col suo definirsi “cristiana” può e deve essere ulteriormente caratterizzata come personalistica, comunitaria, pluralistica.

É personalistica, la nostra democrazia, perché vede nella società un tutto di persone la cui dignità è anteriore alla società stessa, essendo Dio e non la società, la radice prima della persona. V’è nell’uomo, per indigente ce sia, una partecipazione, una relazione vivente all’assoluto ed è per questo che la dignità della persona esige libertà giustizia amore. Solo la nostra visione metafisica e religiosa dell’uomo ci consente di risalire fino ai primi principi delle convinzioni pratiche derivanti a garantire all’uomo un clima di giustizia e di libertà.

Altri che non professano la nostra visione della vita possono condividere con noi le convinzioni pratiche che l’ideale democratico esige, ma non possono fondarle che su principi insufficienti.

La nostra concezione della democrazia è comunitaria, perché rigetta l’individualismo e il collettivismo riguardando il bene comune e il dovere della solidarietà sociale come beni superiori a quelli dei singoli individui e dei singoli gruppi. L’uomo trova se stesso subordinandosi al bene comune e la società politica non persegue il suo scopo se non servendo l’uomo.

La nostra concezione è infine pluralistica, perché comprensiva del fatto che lo sviluppo della persona umana esige normalmente una pluralità di società intermedie, tra il singolo e lo Stato, e una pluralità di comunità di ordine superiore allo Stato. Qui si situa la nostra difesa dell’istituto familiare, delle autonomie amministrative da un lato; e, dall’altro il nostro europeismo, il nostro solidarismo nei confronti dei popoli ex coloniali o in via di sviluppo, il nostro fervido appoggio a tutte le forme di Comunità internazionale.

Scelte coerenti

Nel quadro di queste connotazioni originali ed essenziali – per cui noi intendiamo la democrazia come personalistica, comunitaria e cristiana – si inserisce il tormentoso, fecondo sforzo del Partito di motivare le sue decisioni concrete da una parte in coerenza ai suoi principi e dall’altra con un’analisi accurata e minuziosa dei problemi sia sul piano tecnico che su quello politico.

L’attenta valutazione della realtà storica e il desiderio di orientare gli sviluppi nel senso da noi voluto e conforme ai nostri scopi fondamentali possono comandare l’abbandono di certe formule e il ricambio con altre nuove ed in via di definizione: è questa la legge stessa della vita e la D.C., avendo gli occhi aperti all’avvenire, non l’ha ignorata.  Come ogni grande sinfonia non sviluppa che un solo tema, ma espresso in una ricca gamma di variazioni, così nell’azione politica bisogna saper congiungere continuità e novità, coerenza e coraggio.

Noi crediamo che la D.C. non sia sottratta all’impegno di tracciare nuove vie allo sviluppo della democrazia italiana in rigorosa fedeltà a sé stessa.

Tocca a noi, amici, sorreggere con il nostro coraggio il coraggio del nostro Partito, per il quale passa la speranza di un’Italia più giusta, più libera, più cristiana.