Martedì 4 novembre alle ore 18 nella Sala Conferenze della Pinacoteca Tosio Martinengo a Brescia, Piazza Moretto 4, Stefano Zuffi, storico dell’arte, terrà una conversazione su: 1525-1925 Centenari a confronto tra arte, storia e attualità.
L’iniziativa è promossa dalla Ccdc e Fondazione Brescia Musei in collaborazione con Enrico Damiani Editore (EDEA).
Stefano Zuffi, storico dell’arte, è membro del comitato scientifico della Pinacoteca di Brera e già curatore della Pinacoteca Civica di Ancona. È stato responsabile di collane di successo dedicate alle arti figurative come gli Artbook e I dizionari dell’arte e ha scritto oltre cento volumi di divulgazione culturale, legati soprattutto al periodo rinascimentale e barocco. Con Enrico Damiani Editore ha pubblicato “Eterni ragazzi. Raffaello e Mozart, due vite allo specchio” (2020), “Paradiso per due. Giotto e Dante, dalle pecore alle stelle” (2021) e “Senza posa. Lorenzo Lotto, tra Venezia, Bergamo e le Marche” (2022).
Presentazione: mentre si avvia al termine questo tormentato primo quarto di secolo del nuovo millennio, l’incontro con il prof. Stefano Zuffi sarà un’occasione preziosa per attraversare alcuni precedenti che possono dirci qualcosa sul tempo che stiamo vivendo. I quarti di secolo che saranno messi a confronto (1525-1925) sono accomunati dal fatto che, nei due periodi considerati, l’Europa doveva confrontarsi con un evento di profonda lacerazione che li aveva preceduti: la Riforma (1517-1521: tra la pubblicazione delle “95 tesi” e la definitiva scomunica di Lutero) e la Prima Guerra Mondiale (1914-18), con tutte le conseguenze individuali e collettive. In entrambi i casi, il periodo immediatamente antecedente era stato caratterizzato da esaltanti scoperte scientifiche (e geografiche, nel caso del Cinquecento), e da un clima generalmente positivo. A sua volta l’arte prendeva strade decisamente innovative: il Manierismo negli anni ’20 del Cinquecento, il Surrealismo nel 1924-25; in entrambi i casi, un “rifiuto” della realtà, per una espressione innovativa, e sovente nervosa. Nei due frangenti, possiamo senz’altro parlare di una “globalizzazione” dei linguaggi della cultura: nel 1525, soprattutto per la diffusione in Europa dei modelli rinascimentali italiani; nel 1925, grazie alla Esposizione Universale di Parigi dedicata alle Arti Decorative, che è passata alla storia per la definizione di “Art Déco”. Per certi versi da quel confronto emergono elementi utili anche per il contesto presente, squassato da tensioni geopolitiche ma anche dalla memoria ancora fresca degli anni della pandemia.